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Emanuela Orlandi, Mancini, ex banda Magliana: “L’abbiamo rapita noi”

di Alessandro Avico |24 Luglio 2011 18:05

ROMA – ”Emanuela Orlandi è stata rapita per ricattare il Vaticano e per ottenere la restituzione di un’ingente somma di denaro investita dalla banda della Magliana nello Ior”. A dirlo, in un’intervista alla Stampa, è uno dei componenti del primo nucleo della banda, Antonio Mancini, che alla domanda sulla sorte della ragazza risponde: ”Le sembra possibile che dopo 28 anni senza dare nessuna notizia di sè sia ancora viva?”

Non è la prima volta, negli ultimi due anni, che Mancini rilancia la teoria del coinvolgimento della banda nel rapimento.  La teoria è stata peraltro contestata, con validi argomenti, da Pino Nicotri, autore di libri sul caso Orlandi e una delle massime autorità in materia tra i giornalisti italiani.

Ma vediamo le ultimissime di Mancini, come raccolte dal giornalista della Stampa Giacomo Galeazzi.

”Ciò che afferma il giudice Priore a proposito del rapimento della Orlandi è l’assoluta verità”, dichiara Mancini. ”Quello che mi lascia perplesso è la cifra di 20 miliardi: conoscendo la massa di denaro che entrava all’interno della banda e in modo particolare nel gruppo dei testaccini, ritengo che 20 miliardi sia una somma sottostimata”.

Mancini spiega la ragione per cui Enrico De Pedis è sepolto nella basilica romana di Sant’Apollinare. ”Fu lui a far cessare gli attacchi da parte della banda, e non solo, nei confronti del Vaticano. Queste pressioni della Banda erano dovute al mancato rientro dei soldi prestati, attraverso il Banco Ambrosiano di Calvi, al Vaticano. Dopo il fatto della Orlandi – racconta – nonostante i soldi non fossero rientrati tutti De Pedis, che stava costruendo per sè un futuro nell’alta borghesia, si impegno’, attraverso i prelati di riferimento, a far cessare le azioni violente. Tra le cose che chiese in cambio di questa mediazione c’era anche la garanzia di poter essere seppellito lì”.

Nell’intervista l’uomo, che dice di non essere mai stato interrogato dai magistrati sulla vicenda, conferma l’esistenza di rapporti tra la banda e il Vaticano. ”De Pedis era tra quelli che avevano contatti maggiori con alte gerarchie del Vaticano. Uomini della banda hanno avuto rapporti con il segretario di Stato, il cardinale Casaroli”.

La banda, prosegue Mancini, ”esiste ancora, ha solo cambiato modo di operare. All’inizio per farci strada dovevamo lasciare i morti per strada, adesso la banda ha vinto e come la mafia ogni tanto ammazza qualcuno per far capire che c’è ancora, basta vedere i recenti nomi di omicidi e vicende giudiziarie. Un anno fa Gennaro Mokbel, con il senatore Nicola Di Girolamo, è finito nello scandalo Fastweb. Mokbel era mio guardaspalle armato e ben pagato. Garantiva la mia incolumita’ con Antonio D’Inzillo, lo stesso che guidava la moto quando fu ucciso De Pedis”.

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