ROMA – Il caso della baronessa de Rothschild e quello di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono collegati? Prosegue la teoria portata avanti da Marco Fassoni Accetti (supertestimone del caso Orlandi) e raccontata a puntate da Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera. Peronaci scrive che l’aggancio tra i due casi sarebbe la figura dell’avvocato Gennaro Egidio, legale della famiglia de Rotschild prima e delle famiglie Orlandi e Gregori dopo.
Nel racconto che Peronaci attribuisce a Fassoni Accetti tutto ha inizio nel progetto di rapimento della baronessa de Rothschild:
Il ricatto da attuare attraverso la nobildonna sarebbe stato ideato 3 anni prima del sequestro di Emanuela e Mirella. Ma il 29 novembre 1980, mentre era a Sarnano (Macerata) per la ristrutturazione del suo casolare, la de Rothschild svanì nel nulla: «Noi la signora non arrivammo a contattarla, tutto rimase allo stadio di progetto: la sua scomparsa è estranea alle nostre attività», precisa Accetti. Che però, sullo scontro tra fazioni all’ombra del Vaticano, ieri ha fornito un elemento in più: «Alcuni membri della parte a noi avversa – ha scritto nel suo blog – credettero di ravvisare in noi i responsabili, per cui, nel 1983, suggerirono alle famiglie Orlandi e Gregori la nomina dell’avvocato Egidio, già legale della famiglia Rothschild».
Peronaci, per suffragare questa tesi, riporta anche le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela:
Gennaro Egidio, legale di fama internazionale, fu consigliato agli Orlandi pochi giorni dopo la scomparsa di Emanuela, da uno 007 in contatto con la famiglia. «Fu Gianfranco Gramendola, carabiniere del Sisde, nome in codice Leone – ricorda Pietro Orlandi – a presentarcelo esclamando: “Tranquilli, quest’avvocato è la mano di Dio!” Poi fu lo stesso Egidio a dirci che si era occupato dei Rothschild e, mi pare, del caso Calvi. Era sempre lui, l’avvocato, ad andare a parlare con il cardinal Giovanni Battista Re, allora assessore della Segreteria di Stato». Il fratello di Emanuela serba un ricordo preciso: «Una volta il misterioso telefonista, l”Amerikano” che ora non si esclude fosse Accetti, lo chiamò: “Avvocato, oggi sei stato da Re, vero?” Mio padre restò sconvolto: era la dimostrazione che i sequestratori avevano spie in Vaticano».
Fassoni Accetti, scrive ancora Peronaci, ha spiegato anche perché fu deciso di rapire la baronessa. A tal proposito è utile ricordare prima che la baronessa de Rothschild aveva accusato Paul Marcinkus (allora presidente dello Ior) di molestie. Accuse che poi si sarebbero rivelate infondate. Ecco cosa ha detto Fassoni Accetti:
Il suo «gruppo di controspionaggio» inizialmente avrebbe cercato «due donne» a fini di dossieraggio: «La selezione di tali signore fu effettuata a vasto raggio e poi nel Sovrano ordine dei Cavalieri di Malta, tra le dame di Grazia e Devozione. Questo ordine era già nelle nostre attenzioni in quanto ne erano membri il dottor Macioce, l’avvocato Ortolani (condannato per lo scandalo Ambrosiano, ndr) e il capo del Sismi Santovito (coinvolto nella vicenda P2, ndr). Si vagliarono – specifica Accetti – le signore altolocate che gravitavano nei milieu tra diplomazia italiana e Città del Vaticano». E la baronessa Rothschild finì nel mirino «anche perché la sua famiglia era consulente finanziario della sezione ordinaria dell’Amministrazione della Sede Apostolica».