ROMA – “Lo Stato Vaticano è completamente estraneo nei suoi vertici. Del nostro gruppo facevano parte laici e pochissimi ecclesiastici che facevano pressioni per influenzare la politica dell’allora Consiglio degli Affari Pubblici della Chiesa. In questa attività eravamo supportati non da agenti ma da fiancheggiatori, in particolare di soli due membri della Stasi operativi su Roma, di cui una ragazza”. Lo ha detto Marco Fassoni Accetti, che nei mesi passati si è autoaccusato di aver preso parte al sequestro di Emanuela Orlandi, ed è per questo indagato dalla Procura della Repubblica, intervenendo nella trasmissione Metropolis su Roma Uno.
Da indiscrezioni, spiega una nota dell’emittente, “emergerebbe che si tratta di una donna giovane, bionda, il cui nome in codice sarebbe Ulrike“. “Io – ha aggiunto Fassoni Accetti – sono pentito di quello che ho fatto. All’epoca ero un’altra persona, oggi non rifarai le stesse cose”. Spiegando le modalità con cui sarebbe avvenuto il sequestro Fassoni Accetti ha spiegato: “Era un sequestro ma fatto con tecniche diverse, attraverso l’inganno, in modo da far credere a Emanuela che il padre fosse sotto ricatto perché, per certi comportamenti nei quali era assolutamente estraneo e innocente, aveva indirettamente potuto collaborare con i fatti dell’attentato”. Fassoni Accetti ha poi, per la prima volta, detto quante persone sarebbero state coinvolte nel doppio sequestro di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: “C’era una compagna di scuola di Mirella Gregori, un’amica della Gregori, una compagna del convitto di Emanuela Orlandi e altre due amiche dell’Orlandi, in tutto cinque o sei ragazze coinvolte”.
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