Emanuela Orlandi sepolta a Torvaianica o nel faro di Fiumicino? Piste abbandonate emergono dal pozzo dell’inchiesta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Luglio 2015 - 07:13 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi sepolta a Torvaianica o nel faro di Fiumicino?  Piste abbandonate emergono dal pozzo dell'inchiesta

Emanuela Orlandi sepolta a Torvaianica o nel faro di Fiumicino? Piste abbandonate emergono dal pozzo dell’inchiesta

ROMA – Emanuela Orlandi, la banda della Magliana e Enrico Nicoletti. Dal pozzo senza fondo dell’inchiesta sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, ormai chiusa senza colpevoli né veli squarciati, continuano a emergere pezzi di carta con nomi e circostanze che fanno notizia. Il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo non hanno ritenuto meritassero l’attenzione della giustizia. Pignatone ha chiesto l’archiviazione e il Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Giovanni Giorgianni ha fissato la Camera di Consiglio per il 30 settembre, per decidere nel giro di 2-3 giorni al massimo se accogliere o no la richiesta di Pignatone che risale ai primi del maggio 2015.

Per i cronisti quelle pagine sono refrigerio. Valeria Di Corrado e Ivan Cimarrusti, sul Tempo di Roma, hanno diffuso l’ultimo scoop:

“Nelle carte dell’inchiesta sulla scomparsa della 15enne (inchiesta per la quale della Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione), vengono citate sempre cittadine sul mare, nei pressi della Capitale, come posti nei quali sarebbe stata portata la ragazza che dal 22 giugno 1983 non è mai più tornata a casa.
“La prima a citare la cittadina sul litorale sud romano è stata Sabrina Minardi, l’ex amante di Enrico De Pedis, Renatino. La donna, interrogata dai pm a giugno del 2008, rivelò che Emanuela sarebbe stata uccisa e il suo corpo, rinchiuso dentro un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. Una pista confermata tre mesi dopo da Raffaello Fanelli, uomo di fiducia di Enrico Nicoletti, l’ex cassiere della Banda della Magliana.
Gli agenti della Squadra Mobile il 24 settembre 2008 si sono recati nel carcere di Napoli Poggioreale, dove si trovava recluso, per fargli alcune domande su ciò che sapeva della Orlandi. «Poco prima o subito dopo l’omicidio di Renatino De Pedis, all’interno dell’autosalone Tuscolano – raccontò Fanelli – Enrico Nicoletti in mia presenza parlò con suo figlio Toni di una verifica che la Guardia di Finanza stava facendo a una sua società di costruzione, penso si chiamasse Vuma. (…) Nicoletti disse a suo figlio che era preoccupato non per la verifica della Finanza, ma per “quella ragazza” che era seppellita nella costruzione di Torvaianica. Nicoletti disse che si trattava di “quella ragazza che seppellirono alle nostre spalle”, intendendo che qualcuno lo fece senza dirgli nulla prima. Comunque, per tranquillizzare il figlio, disse: “Dovrebbero buttare giù la casa per trovarla”. Da quello che ho potuto apprendere Emanuela Orlandi morì subito dopo il sequestro per un “incidente” e per questo la Banda della Magliana la seppellì nella costruzione»”.

 

Sono tutti frammenti che i magistrati inquirenti hanno ritenuto tali da non portare a una pista e da meritare la loro attenzione. Come la “rivelazione” fatta nel marzo 2013, nel corso di una conversazione su internet, fra una donna impegnata in una missione religiosa in Uganda, e un suo amico, agente del commissariato Monteverde di Roma, suo amico. Secondo la missionaria,

“il corpo della Orlandi sarebbe stato tumulato all’interno del faro di Fiumicino dismesso nel 1971. «La donna – si legge nell’informativa – riferiva di aver appreso la notizia da un soggetto altamente attendibile (presumibilmente un religioso)». «Dice che è stata presa e uccisa da dei sacerdoti – spiega la volontaria nella chat – perché ha visto delle cose che non doveva vedere, ma non ha mai fatto nomi». «La fonte riferiva che coloro i quali avevano effettuato la sepoltura – spiega un’annotazione del Commissariato – erano entrati da una parete laterale del faro e dopo aver praticato una nicchia sulla parte bassa della parete destra, vi avevano inserito il cadavere della giovane, richiudendo il foro con dei mattoni di colore rosso».

Rivelazione numero 3, la telefonata. Ma era davvero Emanuela Orlandi o un montaggio di voci?

“Sulla base invece di una telefonata giunta a casa della famiglia Orlandi nei giorni successivi al sequestro, Emanuela sarebbe stata condotta a Santa Marinella, sempre sulla costa, a nord di Roma. La voce sembra quella della 15enne: ripete in modo ossessivo le stesse parole per diversi minuti. «Devo fare il terzo liceo – dice Emanuela al padre che risponde al telefono – stanno arrivando, dovrei fare il terzo liceo, staltr’anno, scientifico, dovrei fare il terzo liceo». «Pronto – dice il padre – faccia sentire meglio». «Niente di particolare – riprende la ragazza – niente di particolare saranno 16 a gennaio [in riferimento agli anni che avrebbe compiuto] saranno 16 a gennaio saranno 16 a gennaio mi hanno accompagnato al tram in un paesino sperduto in Santa Marinella mi verranno accompagnata al tram in un paesino sperduto in Santa Marinella Santa Marinella in un paesino sperduto in Santa Marinella». «Signor Orlandi – prende parola uno dei sequestratori – cerchi di ascoltare bene, questa è la voce di sua figlia Emanuela si metta in contatto con la Segreteria di Stato vaticana».

La telefonata, concludono Valeria Di Corrado e Ivan Cimarrusti,

“viene interrotta così. E da allora, di Emanuela, non si è avuta più alcuna traccia”.