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Emanuela Orlandi, il Vaticano apre un’inchiesta dopo 35 anni. Il fratello: “Svolta importante”

di Daniela Lauria |10 Aprile 2019 16:08

Emanuela Orlandi, il Vaticano apre un'inchiesta dopo 35 anni. Il fratello: "Svolta importante"

Emanuela Orlandi, il Vaticano apre un’inchiesta dopo 35 anni. Il fratello: “Svolta importante”

ROMA – A 35 anni dalla scomparsa, il Vaticano ha deciso di aprire un’indagine interna sul mistero di Emanuela Orlandi, la figlia 15enne di un commesso della Prefettura pontificia sparita nel nulla il 22 giugno 1983. Lo ha reso noto l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, precisando che la Segreteria di Stato ha “autorizzato l’apertura di indagini” e che gli accertamenti sarebbero legati alle verifiche su una tomba del cimitero teutonico.

“Nei giorni scorsi – ha detto l’avvocato Sgrò – il promotore di giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano, a margine di un incontro pubblico, aveva dichiarato che il Vaticano si stava occupando della vicenda. Come legale dei familiari, ho chiesto informazioni e ho avuto conferme ufficiali del fatto che tramite il tribunale e tramite la gendarmeria vaticana sono state avviate le indagini. Posso dire che gli accertamenti – aggiunge – sono già in una fase operativa”. 

La notizia giunge qualche settimana dopo la richiesta al Vaticano da parte della famiglia Orlandi di riaprire una tomba nel cimitero teutonico, all’interno dello Stato Vaticano. Era stata la stessa Sgrò, l’estate scorsa, a ricevere una lettera con una foto della tomba e un messaggio anonimo: “Cercate dove indica l’angelo”.

Nei mesi scorsi, ha spiegato il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, “abbiamo incontrato, io e in alcune occasioni anche il mio avvocato, il segretario di Stato, Pietro Parolin, con il quale abbiamo parlato del caso di Emanuela e abbiamo presentato le nostre richieste. Dopo 35 anni di mancata collaborazione – aggiunge – l’avvio di un’indagine è una svolta importante”.

La tomba del cimitero teutonico non è l’unica richiesta presentata, aggiunge Pietro Orlandi. “Tra le istanze – spiega – quelle legate alle incongruenze sulla vicenda, alle rogatorie non andate a buon fine, e poi la possibilità di sentire alcuni cardinali, la richiesta di sentire Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela, che nel 2012, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò ad incontrare un autorevole prelato per una sorta di trattativa sul caso”. 

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