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Emilia Romagna, via le sale slot dai centri urbani. A rischio 4mila posti di lavoro

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Emilia Romagna, via le sale slot dai centri abitati. A rischio 4mila posti di lavoro

ROMA – Nell’ambito del convegno “In nome della legalità 2.0”, organizzato da Codere Italia a Bologna e che si è tenuto ieri, martedì 20 novembre, sono state affrontate tematiche inerenti al gioco: dall’effetto espulsivo al distanziometro, dai posti di lavoro a rischio al gioco d’azzardo patologico.

Anche i recenti provvedimenti della Regione Emilia Romagna sono dichiaratamente volti a prevenire e contrastare il rischio di Gap.

“In Emilia Romagna – afferma Marco Zega, direttore Finanza e relazioni istituzionali di Codere Italia – l’applicazione della normativa sulle distanze dai cosiddetti luoghi sensibili mette a rischio oltre 4.300 addetti. E dire che la legge regionale fa espresso riferimento a ‘l’esigenza di tutela di continuità occupazionale di chi è impiegato negli esercizi soggetti a chiusura’. Anche qualora si riesca ad individuare uno spazio dove delocalizzare l’attività economica, va segnalato il costante stato di precarietà del punto di vendita nella nuova ubicazione, stante la possibilità, consentita dalla norma, di apertura nelle vicinanze di un nuovo punto sensibile, con conseguente chiusura del punto di vendita in argomento. In questo caso il problema del licenziamento sarebbe posticipato e non eliminato. Il proibizionismo non è uno strumento per la gestione delle esternalità negative di natura sociale ma è la manifestazione della mancanza di volontà a gestirle. Anziché cercare la sostenibilità sociale di un’attività economica ci si limita a proibirla”.

Inoltre, una stretta sul gioco legale, a detta di alcuni, potrebbe incentivare il suo corrispettivo illegale, con mercato pronto a soddisfare una domanda lasciata senza offerta. Sui rapporti tra gioco e criminalità è intervenuto al convegno organizzato da Codere il Maggiore Alessio Costagliola del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, che ha evidenziato come “fenomeni di abusivismo e clandestinità siano molto frequenti in questo ambito”.

“Se la Gdf lavora per tutelare non solo il gettito fiscale che spetta allo Stato – afferma Costagliola -, ma anche la sana concorrenza tra operatori del settore”, il problema più serio, in questo senso, sta nel fatto che “i centri di gioco illegali offrono all’utente probabilità di vincita più alte, in ragione del loro mancato rispetto delle norme, e risultano molto ambiti dai giocatori”.

Negli esercizi che operano in modo illecito, spiega Costagliola , “troviamo spesso slot provviste di un doppio chip che finge di dialogare con l’agenzia dei monopoli e impedisce, intanto, la disconnessione automatica dal sistema che dovrebbe intervenire in caso di violazioni”. A macchiarsi di questi reati, tra l’altro, non sono solo piccoli esercenti che tentano di fare i furbi, “ma anche aggregazioni criminali più vaste, organizzate e non, per contrastare le quali operiamo con controlli che hanno fruttato 8 sequestri negli ultimi due anni”. Durante questi interventi, “i finanzieri ispezionano ogni macchinetta e giocano di persona le bollette, per assicurarsi che non sia il titolare a incassarle in modo illecito e, a volte, si scopre persino che spesso manca un semplice registratore di cassa”.

 

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