Epifania pandemia non la porta via: 7 gennaio illusione del riapre tutto Epifania pandemia non la porta via: 7 gennaio illusione del riapre tutto

Epifania pandemia non la porta via: 7 gennaio illusione del riapre tutto

Sette gennaio, finisce il 7 gennaio…Il sette gennaio invece non finisce nulla. La scadenza per il riapre tutto ce la siamo data per un misto di insensato ottimismo e viziosa immaginazione. I più continuano ad essere certi che le scadenze le dia il governo e i più dimenticano e ignorano, vogliono ignorare che le scadenze le dà il virus.

Epifania epidemia non la porta via

Epidemia, non va bene. Anzi va discretamente male. Il tasso di positività, la percentuale di tampone positivi su quelli effettuati era una decina di giorni fa fra otto e dieci per cento. Nei giorni del Natale e dintorni è stata fissa tra 12 e 14 per cento. Vuol dire che ci contagia di più e più velocemente. Nulla, proprio nulla nella realtà autorizza a pensare che usciremo dal periodo festivo con una epidemia rallentata al punto di riaprire tutto o quasi. Anzi la realtà dice e scandisce ogni giorno che dalle feste usciremo con una epidemia forte quanto se non più di prima.

E le Zone Rosse di Natale?

Allora a che sono servite le Zone Rosse di Natale e Capodanno se dopo il 7 gennaio non si riapre tutto? Le Zone Rosse di Natale e Capodanno, se le avremo rispettate davvero, saranno servite a fare in modo che non andasse peggio, molto peggio. Il molto peggio come stava andando. Le Zone Rosse non sono una penitenza dopo la quale c’è l’assoluzione, doverosa, da parte del governo. Sono un pedale del freno mentre stai andando a sbattere contro il muro. Contro il muro sbatti o stesso ma ti fai meno male. Ma i più, soprattutto tra coloro che di tutto aperto vivono e lavorano, proprio non ce la fanno a pensarla così e premono e bussano e argomentano: or che chiusi siamo stati diteci con precisione e sollecitudine quando si riapre, il 7 gennaio, vero?

Sci, piscine, palestre, teatri, cinema…

No, il 7 gennaio non si può riaprire, non tutto. Impianti di sci, non basta far la mossa di metterli in mascherina per riaprirli. E così le piscine, le palestre, i teatri, i cinema. Già troppo aperto è lo sport, in maniera massiccia e anche evidente si fa finta siano allenamenti individuali e attività cosiddette agonistiche. Nessuna indignata condanna, ma non si faccia finta di non vedere l’ampia e diffusa attività di elusione delle chiusure.

Eppure la pressione per riaprire c’è e addirittura monta, ristoranti e bar in prima fila. E negozianti vari a far legione compatta dietro la punta di lancia di ristoranti e bar. E appunto impianti di sci, palestre, piscine, teatri, cinema. Montava la pressione perché dal 7 gennaio governo dichiarasse tutta Italia Zona Gialla da vivere come Zona Bianca, cioè mascherina e stare un po’ attenti. Il governo non lo farà, ma non toccherebbe proprio e solo al governo non farlo.

Dopo dieci mesi, due milioni di contagiati, 71 mila morti

Ormai l’esperienza vissuta da molti di un amico o parente o conoscente che si è ammalato, morto non è ma ha passato giorni e settimane dure stando pesantemente male dovrebbero essere il buon senso, l’istinto di sopravvivenza, a decretare ovvio che una mezz’oretta su e giù in folla in funivia è una passeggiata di non salute. O che una piscina, una palestra, un campetto di calcio sono occasioni per ammalarsi e non di raffreddore. Che una fila fuori del bar o al bancone del bar non sono un buon caffè ma una buona posizione per contagiarsi. Che un cenare insieme in tanti al chiuso di un ristorante non è farsi un buon piatto ma farsi bersaglio, bersaglio scoperto del virus. Molti ce l’hanno fatta a capirlo, ormai lo capiscono da soli. Molti non ce l’hanno fatta. Molti non ce la vogliono fare. Molti non ce la faranno mai. 

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