ROMA – Nell’ultima intervista rilasciata nei giorni a cavallo del suo centesimo compleanno, lo scorso luglio, Erich Priebke giurava “fedeltà al proprio passato”. Questa intervista-testamento è stata resa nota oggi, 11 ottobre, dall’avvocato Paolo Giachini, legale dell’ex SS.
Dall’ideale nazista ai campi di concentramento, nelle ultime parole di Priebke rivive tutto il dramma della Seconda guerra mondiale. Alla domanda se si sentisse ancora nazista, Priebke, condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, ribadisce “la fedeltà al proprio passato. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore – spiega – la politica è un’altra questione. Il Nazionasocialismo è scomparso con la sconfitta e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare”.
L’ex SS racconta di aver conosciuto personalmente i lager. “L’ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 a interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler – spiega – ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas”.
Per quanto riguarda le camere a gas all’interno dei campi di concentramento, Priebke resta convinto del fatti che non siano mai state presentate prove a sostegno di tale accusa. “Nei campi i detenuti lavoravano, molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno la sera – spiega – il bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo in quel punto del campo vi fossero file di persone che andavano alla gasazione”.
“L’attività di una camera a gas è invasiva nell’ambiente – continua Priebke -, terribilmente pericolosa anche al suo esterno, mortale. L’idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano è pazzesco. In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager popolazioni civili che rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale”.
“I vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzati tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze: soggetti da romanzo dell’orrore su cui Hollywood ha girato centinaia di film”. Una ulteriore prova della “falsificazione”. A detta di Priebke sarebbero appunto le foto e i video dei lager.
Secondo Priebke, i filmati provengono quasi tutti dal campo di Bergen Belsen e furono girati “per motivi propagandistici” quando il campo cadde nelle mani degli alleati. “Attraverso una sottocultura storica appositamente creata e divulgata da televisione e cinematografia, si sono manipolate le coscienze lavorando sulle emozioni. In particolare le nuove generazioni, a cominciare dalla scuola, sono state sottoposte al lavaggio del cervello, ossessionate con storie macabre per assoggettarne la libertà di giudizio. Siamo da 70 anni in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, non una relazione, non un rapporto degli addetti”.
“Se un domani si dovessero trovare queste prove, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale. Ma credo di poterlo escludere con certezza”, conclude Priebke.
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