Maturità, la fabbrica dei diplomi facili. L’esercito dei privatisti a caccia dell’esame farsa

Sono ventiseimila e non hanno frequentato neanche un giorno di scuola. Ma, magicamente, si presentano, superandolo, all’esame di maturità. E’ l’esercito dei privatisti, ragazzi che avendo perso uno o più anni di scuola (poi recuperati tutti insieme nella formula, da supermercato, “due – o tre – in uno”) sono spinti dai genitori a prendere per forza quel “pezzo di carta”. Come? Basta andare in uno dei tanti “diplomifici” italiani ed essere pronti a tirare fuori la carta di credito (di mamma e papà, si intende). Le tariffe, secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, vanno dai 4mila ai 10mila euro, a seconda del trattamento: solo esame oppure un anno di preparazione personalizzata con maturità semplice semplice al termine. Un gioco da ragazzi, seppur benestanti.

Un fenomeno, quello dei diplomifici, che non conosce crisi e che attraversa tutta l’Italia del malaffare. Se negli istituti statali solo quattro studenti su 100 si presenta da esterno, nei privati la percentuale sale all’11% sul totale dei candidati, con un aumento del 15% rispetto al 2009.
Col 27,8% di candidati esterni che si presentano alla maturità quest’anno Viterbo vanta il primato assoluto, seguita da Livorno e Pescara, che superano il 24, Chieti e Lecce, oltre il 22, Reggio Calabria e Siracusa (prima delle indagini che hanno portato alla chiusura di parecchie scuola) viaggiavano sul 22%, mentre Latina, Firenze, Teramo, Agrigento e Vibo Valentia si collocano intorno al 20.

Ma come funziona il business del diploma facile? All’inizio dell’anno scolastico, e in ogni caso entro novembre, l’aspirante privatista deve presentare domanda all’Ufficio scolastico provinciale esprimendo fino a tre opzioni sugli istituti dove vorrebbero sostenere l’esame. E circa il 90% ci riesce: negli istituti privati spesso è una passeggiata. Nel corso dell’anno scolastico, poi, si fanno comparire presenti ragazzi che invece non mettono piede a scuola, con l’aiuto di qualche professore compiacente che, cedendo a pressioni dall’alto, arriva a fare i compiti in classe al posto degli alunni. Fino ad arrivare al giorno della maturità che, ovviamente, sarà facilitata: basta organizzarsi e far entrare in classe le soluzioni dei compiti, magari in un panino. O magari lasciando che gli esaminandi tirino fuori i libri dai loro zaini e copino. E l’esame va.

Se questo non dovesse bastare, c’è sempre un altro modo per accaparrarsi l’ambito titolo superiore. Un’indagine della Procura di Palermo, che nel 2006 ha portato alla chiusura di 7 istituti e all’arresto di 11 persone, ha portato alla scoperta di un ingegnoso trucco: gli istituti taroccano diplomi autentici, consegnati in bianco dal Ministero, e li assegnano a studenti bocciati. Per chi non può pagare troppo, invece, c’è la falsificazione. Il Miur tenta di correre ai ripari e per evitare questo genere di frode, da quest’anno ha avviato la produzione di nuove pergamene in carta filigranata, più difficili da falsificare.

Ma che fine fa l’esercito dei privatisti? Se nelle scuole statali vengono decimati (27 bocciati su 100 nel 2008), nelle paritarie se ne salvano parecchi di più: solo 14 bocciati su cento. E per quelli che ce la fanno ecco che si aprono le porte del futuro: università, concorsi pubblici o azienda? L’importante è trovare un modo, l’ennesimo, per andare avanti.

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