Terza media: esame troppo stressanti per i ragazzi? I presidi vogliono alleggerirlo

ROMA – Nel corso degli anni la prova è diventata sempre più complessa, forse troppo pesante, tanto da essere definita anche “mini maturità”. E così gli esami di terza media dovrebbero essere riveduti e corretti ma soprattutto limati. La prova è partita in questi giorni ma a differenza della maturità non c’è un calendario unico, ogni scuola decide come regolarsi. L’unica data comune per tutti è il 20 giugno, lunedì prossimo, giorno dei test Invalsi.

E proprio il test Invalsi è la prova più temuta, perché l’unica a non essere preparata dai professori che hanno seguito i ragazzi per tutto l’hanno. In più da quest’anno ci sono due novità che fanno capire come sia sentita l’esigenza di non caricare troppo i ragazzi. Non solo ci sarà mezz’ora di tempo in più per rispondere a tutte le domande, due ore e mezza invece delle due previste finora, na è stato anche invertito l’ordine delle materie: prima la matematica, storicamente la più temuta, e dopo una pausa di un quarto d’ora quella di italiano.

Alcune scuole inoltre hanno scelto lo stesso ordine, prima matematica e poi italiano, anche per le altre prove, quelle preparate dai professori interni. “Una scelta di buon senso – spiega al Corriere della Sera Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi – perché il carico di questo esame è ormai diventato eccessivo e andrebbe sicuramente alleggerito” . Quest’anno ci sarà anche un voto in più, quello per la seconda lingua straniera.

Ma ciò che conta più di tutto è che tra cinque prove scritte, tesine ed orale, per i ragazzi è un momento di stress. “Ci si deve chiedere – dice Davide Guarneri, presidente dell’Associazione italiana genitori – se una struttura del genere non sia spropositata rispetto all’età dei ragazzi, che in quel momento vivono uno dei passaggi più delicati dell’adolescenza”.

Troppo stress sì ma secondo Anna Olivero Ferraris, psicologa dell’età evolutiva, il problema riguarda i genitori: “Per molti di loro scatta un meccanismo di iperprotezione, vedono i figli davanti ad una sfida difficile e cominciano a preoccuparsi. Un ragazzino può anche essere tranquillo ma se vede che mamma o papà si preoccupano allora, giustamente, si agita pure lui. Bisogna sdrammatizzare, invece” .

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