Accusa di omicidio colposo e licenziamenti: la via crucis di Esselunga

MILANO – Giorni difficili per Esselunga. Il 14 febbraio a Milano la catena di supermercati di Bernardo Caprotti, assieme a Capozi Autotrasporti, dovrà rispondere di omicidio colposo per la morte di un autista presso la filiale Esselunga di via Washington (avvenuta nel 2009), e affrontare le numerose contestazioni che varie Asl di Milano e della Lombardia hanno mosso al sistema di prevenzione della salute e sicurezza. «C’è ancora tanto lavoro da fare», dicono i sindacati, «e noi vorremmo farlo insieme». Un primo segnale di apertura dopo la vicenda del lavoratore ingiustamente licenziato.

A fine gennaio, infatti, il Tribunale di Milano ha dato torto all’azienda che ora si trova costretta a reintegrare un dipendente licenziato, a quanto pare, per ingiusta causa. Soddisfatte per il provvedimento le organizzazioni sindacali coinvolte, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, che hanno anche sottolineato l’interesse a «stabilire con Esselunga rapporti sindacali corretti che partano dal riconoscimento del ruolo delle parti sociali».

La vicenda risale al 19 maggio scorso, quando Paolo S., 33 anni assunto dal 2004, ha dovuto abbandonare il posto perché, secondo il medico competente aziendale, non era idoneo a svolgere il suo lavoro in azienda. In Lombardia, tra l’aprile e il maggio scorsi, Esselunga ha licenziato in tutto sei lavoratori, giudicandoli inidonei permanentemente alla mansione, ma, come si legge in una nota della Camera del lavoro di Milano, «senza consentire ai lavoratori di ricorrere alla Asl di competenza (come previsto dalla legge, art. 41 del decreto legislativo numero 81 del 2008) e senza neppure ricercare un’altra collocazione lavorativa all’interno delle numerose attività presenti nelle sue filiali».

Nonostante Esselunga avesse smentito categoricamente, in un comunicato stampa dell’epoca, «di attuare una politica volta allíestromissione di dipendenti inidonei o limitati al lavoro», i sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs avevano organizzato un’immediata protesta, oltre ad assicurare ai licenziati il supporto legale. La risposta dell’azienda non si è fatta attendere: Esselunga ha sospeso le relazioni con le organizzazioni sindacali, anche se dal giugno scorso, almeno in Lombardia, non ha più proceduto a licenziamenti per inidoneità lavorativa. «Con quest’ultimo episodio», aggiungono i sindacati, «ci auguriamo si possa chiudere una fase di immotivata ostilità di Esselunga nei confronti del sindacato e possa aprire una fase nuova».

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