MILANO – “I miei figli non sono responsabili”: è quel che aveva detto Bernardo Caprotti, patron della catena di supermercati Esselunga, quando un anno fa era stato sentito dal pubblico ministero di Milano al quale aveva denunciato il figlio Giuseppe per diffamazione.
Oltre un anno dopo, l’8 giugno prossimo, Giuseppe Caprotti andrà a processo per le parole dette in un’intervista ad un settimanale nel febbraio del 2013 e quelle scritte sul proprio blog alcuni mesi dopo. Frasi come: “Allergico ai figli”, “Crono che mangia i suoi figli”. E’ accusato di diffamazione via internet per aver scritto che
“il padre, dopo la sua assunzione in Esselunga, lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica” e che “in occasione di un dissidio tra i suoi fratelli Guido e Claudio e la madre Marianne, “iniziò a spingere” sua nonna “per le spalle e la buttò letteralmente fuori casa, nonostante lei cercasse di resistere. Il clima diventò pesantissimo e lei fu costretta a trasferirsi da alcuni conoscenti”.
Episodi che l’anziano padre durante la sua deposizione ha negato e che la Procura ha ritenuto non veri.
Nel dicembre scorso, ricorda il Secolo XIX, Caprotti disse ai pm:
“Non posso lasciare un’azienda nelle mani di persone che non sono responsabili. Sulle quote fiduciarie non era una questione personale, dovevo pensare alla governance e sotto questo profilo ho ritenuto che Violetta e Giuseppe non fossero abbastanza responsabili. Non posso lasciare tutto il controllo a persone così, figli che sono andati contro di me nonostante avessi cercato di favorirli in tutti i modi possibili. Tanto che quando Giuseppe andò via nel 2004 continuò a percepire uno stipendio di un milione e mezzo all’anno fino al 2008: a lui ho regalato la casa degli avi, quella di Albiate, e a Violetta il castello sul Lago di Ginevra. Giuseppe se ne è andato a Pasqua 2004, offeso perché avevo licenziato i suoi uomini» in quanto a sua parere «gestivano le cose in un modo spericolato. Ma noi tenemmo il suo ufficio intatto, chiuso, per sei anni in attesa che tornasse perché era l’unico figlio maschio che avevo. Nel settembre esce un articolo che mi descrive come “allergico ai figli”, “Crono che mangia i suoi figli””.
Dopo il rientro di Giuseppe dagli Stati Uniti “gli era stato dato tutto lo spazio possibile”. Così Caprotti aveva deciso di sporgere querela contro il figlio allo scopo di “far sapere la verità”.
“Voglio un rimedio al danno arrecato alla mia reputazione. Non ho interesse a un processo per diffamazione, desidero che si ristabilisca la verità almeno su quei fatti. Non si può continuare a farmi passare come un individuo immondo”.