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Eternit, Stephan Schmidheiny : “Complotto contro di me, ora basta processi”

di admin |20 Novembre 2014 1:14

Foto Ansa

TORINO – “Sono un pioniere nella lavorazione dell’amianto, basta processi ingiustificati. Contro di me i magistrati hanno sviluppato una teoria del complotto“. Stephan Schmidheiny, magnate svizzero dell’Eternit condannato in secondo grado a 18 anni di carcere, ha commentato così la sentenza della Cassazione che ha annullato la sua condanna perché il reato è prescritto.

Il portavoce del magnate svizzero ha dichiarato da Zurigo:

“La decisione della Suprema Corte conferma che il Processo Eternit, nei precedenti gradi di giudizio, si è svolto in violazione dei principi del giusto processo. Ora Schmidheiny si aspetta che lo Stato italiano lo protegga da ulteriori processi ingiustificati e che archivi tutti i procedimenti in corso”.

La Corte, precisa il portavoce nella note, ha condiviso le argomentazioni della difesa:

“Stephan Schmidheiny non ha mai assunto un ruolo operativo nella gestione dell’ azienda e il gruppo svizzero è stato il principale azionista di Eternit spa soltanto per un periodo di circa 10 anni, periodo in cui non ha mai ricavato alcun profitto dalla sua partecipazione nella Eternit spa, anzi”.

Secondo Schmidheiny, l’Italia è l’unico Paese che vuole risolvere “la catastrofe dell’amianto” attraverso processi penali contro singole persone:

“Personalmente ho la certezza che l’abbandono anticipato dell’amianto sia la cosa migliore”.

Il magnate svizzero non risparmia critiche ai giudici di Torino:

“I giudici di Torino si sono visti costretti a trovare un colpevole. Nelle loro sentenze hanno costruito una vera e propria teoria del complotto, sostenendo che per puro profitto avrebbe orchestrato una campagna mondiale al fine di creare confusione nell’opinione pubblica rispetto a questi pericoli”.

Come ‘responsabile effettivo’ della Eternit spa, sostiene ancora il portavoce nella nota,

“egli avrebbe consapevolmente accettato la morte di migliaia di persone e causato intenzionalmente un disastro che dura sino ad oggi. I Giudici della Corte di Cassazione non hanno condiviso questa tesi”.

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