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Expo 2015, ‘Ndrangheta negli appalti. Anche azienda con certificato antimafia

di Alberto Francavilla |28 Ottobre 2014 13:13

Ilda Boccassini, il giudice che coordina le indagini sugli appalti dell’Expo

MILANO – La ‘Ndrangheta negli appalti dell’Expo: 13 arresti tra Lombardia e Calabria. Gli arrestati, secondo l’accusa, avevano contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario da cui ottenevano vantaggi, notizie riservate e finanziamenti. Secondo Ilda Boccassini, titolare dell’inchiesta, una delle aziende coinvolte aveva ricevuto anche il certificato antimafia.

In particolare avevano rapporti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un imprenditore immobiliare, attivo anche nel mondo bancario e con dei consiglieri comunali di comuni vicino Milano.

La richiesta degli arresti è arrivata dalla Procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di 13 indagati per associazione di tipo mafioso. L’indagine è diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. 

Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. I 13 indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.

Al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della ‘ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. Accertati, secondo le indagini, gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015. 

Tra le persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare ci sono quattro “appartenenti” alla famiglia Galati radicata in provincia di Como e che sarebbe espressione in Lombardia della cosca dei Mancuso, operante nella provincia di Vibo Valentia. Tra i presunti ‘ndranghetisti destinatari dell’ordinanza figura, infatti, il presunto boss Antonio Galati, ritenuto il capo dell’organizzazione, padre di Giuseppe Galati e zio di Giuseppe Galati, anche loro destinatari delle misure cautelari come Fortunato Galati.

Un’impresa di Giuseppe Galati, ”ha avuto la certificazione antimafia” per lavorare in due subappalti del valore di ”450mila euro” per la tangenziale esterna di Milano. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, nel corso della conferenza stampa. Il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, ha chiarito ”ci sarà una segnalazione alla Prefettura che ha già svolto un lavoro imponente per l’Expo”.

Sono due i provvedimenti restrittivi eseguiti in Calabria: a San Costantino, nel vibonese, è stato arrestato Antonio Denami, 34 anni, ritenuto in contatto con la famiglia Galati, originaria del vibonese ma da tempo stanziata a Como. L’uomo è accusato di associazione per delinquere semplice, porto abusivo di armi, minacce e danneggiamenti.

Il secondo provvedimento è stato notificato ad un altro vibonese, attualmente detenuto nel carcere di Reggio Calabria per esigenze processuali e già arrestato nell’ambito dell’operazione Infinito coordinata dalla Dda di Milano.

Tra gli arrestati c’è anche un ex consigliere del Comune di Rho (Milano), Luigi Calogero Addisi. E’ accusato di riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Secondo l’accusa avrebbe riciclato denaro per l’acquisto di un terreno nella zona di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d’uso che ne avrebbe aumentato il valore.

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