Expo 2015. Primo Greganti: “Tangenti che?”. Enrico Maltauro: “Senza non lavori”

Pubblicato il 17 Maggio 2014 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA
Expo 2015. Primo Greganti: "Tangenti che?". Enrico Maltauro: "Senza non lavori"

Primo Greganti (Foto LaPresse): Mai accorto di nulla

MILANO – Expo 2015, la cupola delle tangenti. “In Italia il sistema è marcio, se non paghi non lavori. Ho tante cose da dire ai pm”, dice Enrico Maltauro. “Non c’entro nulla, ero solo interessato alle costruzioni in legno e volevo solo creare posti di lavoro per i giovani… Mi fossi accorto delle tangenti, le avrei denunciate”, dice Primo Greganti.
Due protagonisti dello scandalo Expo 2015, attualmente in carcere, si sono aperti con un un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che a sua volta ha raccontato tutto a Paolo Berizzi di Repubblica.
Essendo la prima volta che escono dal carcere parole di imputati in presa diretta, il racconto di Berizzi è molto interessante, anche se con qualche spot elettorale pro Beppe Grillo, anti Berlusconi e pro Matteo Renzi.
La scena delle due interviste per procura è una saletta del centro clinico del carcere di Opera, vicino a Bergamo. Qui è rinchiusa informa Paolo Berizzi,

“tutta la cupola che – secondo l’accusa – ha spolpato Expo pilotando appalti e mungendo denaro. Maltauro, Cattozzo, Frigerio, Paris, Grillo, Greganti”.

Agenti della Polizia penitenziaria assistono per controllare che non siano dette cose non consentite.
Il consigliere regionale M5S Stefano Buffagni, di professione commercialista, vede i due detenuti in quella stanza, separatamente:

“Li ho trovati provati, soprattutto Maltauro, ma anche molto loquaci”

ha riferito a Paolo Berizzi. Entrambi con la barba incolta, Maltauro indossa una polo verde e un paio di pantaloni scuri di cotone, Greganti, in jeans e felpa, si è fatto crescere

“la barba sui lati, a incorniciare il pizzetto”.

Secondo i pm che lo hanno fatto arrestare, dalle tasche di Enrico Maltauro sarebbero usciti 600 mila euro di “stecche” in due anni:

“È tutto vero, l’ho detto ai magistrati e ho molte altre cose da dire, se vorranno, come spero, riascoltarmi. Il sistema in Italia è marcio, io mi sono adeguato perché se non fai così non lavori”.

Perché si è adeguato?, gli ha chiesto Stefano Buffagni:

“L’ho fatto per l’azienda, per andare avanti e salvaguardare i posti di lavoro. Avevo cercato di vendere, sono andato a trattativa con una società straniera, ma non ce l’ho fatta. In questi anni, ho lavorato molto all’estero e quindi lo posso dire: fuori il sistema è diverso. Negli altri Paesi di persone pulite e per bene ce ne sono ancora. In Italia non hai scelta: o scendi a patti e paghi tangenti, oppure lo fa un altro al posto tuo. Il primo che arriva vince. E lavora”.

Siamo come se non peggio che prima di Tangentopoli, come tutti sapevano, tranne i pm del pool di Mani pulite e gli ingenui che gli sono andati dietro osannanti.
Calcetto a Berlusconi:

“Questo sistema è marcito con vent’anni di Berlusconi… Tra il ’92 e il ‘94 molte cose si potevano cambiare. Invece nel ’94 con Berlusconi questo sistema è tornato in auge. Berlusconi ha gestito il Paese pensando solo in un ottica locale e provinciale, pensando solo ai suoi interessi”.

Ha detto ancora Enrico Maltauro:

“Il sistema tangenti è sistematico nei grandi lavori. Lì se vuoi entrare devi pagare. In quelli piccoli è diverso, spesso ce la fai anche senza pagare tangenti”.

Marchettina pro Renzi:

“Ho quasi 60 anni e in questo sistema che ti costringe a tirare fuori soldi per lavorare ne ho viste tante. Per questo dico che serve un ricambio generazionale. La vecchia generazione è marcia e corrotta. Ben venga Renzi e lo svecchiamento”.

Primo Greganti, il Compagno G. di Tangentopoli, l’ex funzionario del Pci

ancora nei guai, ventidue anni dopo entra nella saletta dopo Maltauro:

“Qui dentro soffro, certo. Anche se mi stanno curando benissimo. Soffro a non poter utilizzare il mio computer, lì ci sono tutti i progetti che ho sviluppato in questi anni”.

Primo Greganti espone a Stefano Buffagni

“suo mestiere e le sue idee «per provare a cambiare l’Italia”:

“Io amo lavorare. Expo era un’opportunità attraverso la quale volevo promuovere la filiera del legno, settore in cui sono impegnato da anni”.

Commenta Paolo Berizzi:

“Sembra un discorso surreale, avulso. Voleva realizzare padiglioni in legno per Expo il mediatore Greganti. Per i magistrati era interessato anche ad altri risvolti dell’Esposizione Universale”:

“Questi progetti li conosco bene, e so le opportunità che offrono. Il mio lavoro è cercare imprenditori interessati a realizzare immobili in legno. Che sono il futuro”.

Con le accuse che lo hanno portato in carcere, Primo Greganti

“non c’entro niente, hanno messo in mezzo in mezzo il mio nome. Ho fiducia nella giustizia come l’avevo ventidue anni fa. Se va a leggersi le carte di allora, vede che non avevo responsabilità”.

Conclusione:

“La malapolitica, questa sì che c’entra”.

Obiezione di Stefano Buffagni:

Lei è stato in politica, perché non l’ha detto ai suoi?

Replica:

“Io non conto niente. Anzi, le dico che se mi fossi accorto che intorno a Expo c’erano questi magheggi li avrei denunciati”.