Fabiana Luzzi: che pena sconterà l’ assassino? Gridano “morte”, ma i precedenti

fabiLa tragedia di Fabiana Luzzi continua a commuovere gli italiani e incendia gli animi. La semplice uccisione è il supplizio più dolce tra quelli proposti per Davide, il suo assassino.

Però chi possiede un maggiore senso della realtà e sa come vanno queste cose in Italia. Tra qualche mese chi se ne ricorderà più, tra le rate Imu, i problemi di ciascuno, il lavoro che non funziona?

E al resto ci penserà il nostro sistema giudiziario. Di questi giorni è l’incredibile vicenda di Ivan Forte, assassino confesso della sua donna, scarcerato dopo tre anni per un foglio sparito in cancelleria, in attesa di un processo che tra rito abbreviato e perizia psichiatrica lo rivedrà presto circolare a testa alta nelle strade di Castrovillari (Cosenza), il suo paese.

Sul quotidiano Libero, Cristiana Lodi ha avuto una idea analoga:

“Tra pochi anni libero. Ha bruciato viva una ragazza e già lo perdonano”.

Dopo avere elencato alcuni casi, da Erika e Omar di Novi Ligure al branco di Leno (Brescia), al caso di Desirée Piovanelli, violentata in gruppo e uccisa a 14 anni, Cristiana Lodi viene alla cronaca:

“La mamma di Fabiana Luzzi ha ricevuto l’arcivescovo di Rossano-Cariati, Santo Marcianò“,

il quale pare le

“abbia suggerito parole di pietà per l’assassino. Lo avrebbe fatto dopo avere «riflettuto insieme con lei sul problema educativo che potrebbe avere un peso su quanto accaduto». Alla fine della conversazione, la mamma di Fabiana, avrebbe concluso che «sì» anche Davide in fondo è «una povera vittima»”.

 

Da una donna cui hanno ucciso la figlia in quel modo ci si può aspettare di tutto; non ci si poteva certo aspettare che il vescovo la incitasse all’odio, ma un po’ di giustizia in questa terra è prevista anche dalla Bibbia. Forse il vescovo avrebbe fatto meglio a chiedere perdono i cielo e giustizia in terra.

Contro questo mieloso quadretto, peraltro smentito dalla cronaca di Conchita Sannino per Repubblica, urta con la confessione di Davide i cui dettagli si leggono sui giornali:

“«Sono stato io, il coltello me lo sono portato. L’ho colpita, poi sono andato al distributore. Mi sono fermato all’Agip,horiempito una tanica di venti litri e sono tornato indietro. Volevo incendiare il corpo». Voleva cancellare le tracce, secondo gli inquirenti, pronti a contestare la premeditazione del delitto anche se il coltello non è ancora stato trovato. E continua Davide: «Quando sono tornato lei era viva. Mi insultava ancora, “bastardo”, mi diceva… Le ho versato la benzina addosso, ho dato fuoco, lei strillava, “non farlo!”, io mi sono scottato mani e faccia. Ho buttato borsetta e cellulare tra i fichi d’india, e pure il coltello. Sono andato in ospedale a farmi medicare e mi sono inventato le storie che vi ho raccontato prima dei bulli che mi hanno aggredito e incendiato il motorino. Che è falso, tutto falso. L’ho ammazzata io, Fabiana. Però l’amavo. Eravamo gelosi, tanto».

Le ultime righe, amare:

“Essendo ancora in stato di fermo, Davide, si trova in un centro di accoglienza minorile di Catanzaro. Mercoledì potrebbe esserci l’udienza di convalida e il trasferimento nel carcere per i minori.

“Uno dei suoi avvocati, Giovanni Zagarese, dice che «è provato e turbato per un fatto tanto grave e di cui sta assumendo consapevolezza ora dopo ora». Ma, come gli assassini di Leno e Novi Ligure, in cella potrebbe restare poco”.

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