COSENZA – Sette fendenti, ma non mortali. Per sette volte il fidanzatino ha colpito Fabiana Luzzi con un coltello lì nel tratturo, a Corigliano Calabro. Il corpo di Fabiana, viva e vigile ma ferita, abbandonato tra i rovi. L’ha lasciata a dissanguarsi in un viottolo in contrada Chiubbica, alle porte del paese. Forse se qualcuno fosse passato, avrebbe potuto salvarla. Un’ora sola tra i rovi prima che il suo assassino tornasse con una tanica da 20 litri di benzina. Le ha dato fuoco mentre lei lo implorava di non farlo. L’ha bruciata viva senza mostrare esitazione o rimorso.
Fabiana aveva quasi 16 anni. Li avrebbe compiuti il 13 giugno. Il fidanzato che ha confessato l’efferato omicidio, D.M., di anni ne farà 18 ad agosto. “L’ho accoltellata e sono andato dal benzinaio”, ha detto agli agenti che lo hanno interrogato. Nella sua confessione c’è lucidità, li sapeva cosa faceva. Lei era ancora viva quando lui tornò con la tanica di benzina, spiega agli agenti come riportato da Goffredo Buccini sul Corriere della Sera:
“Mi sono fermato all’Agip, ho riempito una tanica di venti litri, sono tornato indietro, volevo incendiare il corpo. Ma lei era ancora viva. Mi insultava ancora, “bastardo”, mi diceva… Le ho versato la benzina addosso, ho dato fuoco, lei strillava, “non farlo!”, io mi sono scottato mani e faccia. Ho buttato borsetta e cellulare tra i fichi d’india, e pure il coltello. Sono andato in ospedale a farmi medicare e mi sono inventato le storie che vi ho raccontato prima. Ma è tutto falso. L’ho ammazzata io, Fabiana, però l’amavo. Eravamo gelosi, tanto”.
La gelosia sarebbe il movente di questo atroce delitto. Lui, D. M., nome celato perché ancora minorenne, ha spiegato che dietro al suo gesto feroce c’è un “no”. Il no a continuare la loro relazione. Il no, forse, alla richiesta di un rapporto sessuale. Il Corriere della Sera scrive:
“Bel ragazzone, dicono, matto ma non stupido; vuotato il sacco, ha implorato: «Portatemi direttamente in carcere, per Corigliano non ci voglio passare. E poi sono stanco, ho sonno, voglio andare a dormire». Qui ti bastonano per un’occhiata storta. Lui, tra le mille balle raccontate prima della confessione, ha anche provato a spiegare le ustioni su mani e faccia mettendo in mezzo un paio di ragazzi in odore di ‘ndrina: «Mi hanno buttato addosso un liquido infiammabile e se la sono presa anche con Fabiana». Storie di marijuana, aveva detto, lui la vendeva senza permesso. Menzogne. Sostenute fino al crollo finale, davanti ai carabinieri, sotto gli occhi di sua madre: in lacrime, tremando, di colpo bambino”.
La famiglia di Fabiana vive nel dolore. Lei che per papà Mario era appena una bambina: peluche e cuori di pezza nella sua stanza, quella dove ora i carabinieri cercano il movente dell’omicidio. E le voci, in paese, girano:
“«Lui la picchiava», dice la gente a mezza bocca, salendo le scale del palazzo. «Una volta lei aveva la faccia gonfia». Vai a sapere, lui non può difendersi. C’era stata una denuncia a gennaio, subito ritirata, non ne resta traccia, il ragazzo non ha pendenze. Si mollavano e si pigliavano da due anni, un anno fa se n’erano scappati a Bologna insieme per un abbozzo di fuitina, e qualcuno dice che lei si vedesse con un amico di lui. Venerdì, all’uscita di scuola, lei l’aveva scorto sul motorino e aveva provato a svicolare, lui l’aveva quasi rincorsa. E allora? È questo lo sfondo plausibile di una barbarie?”.
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