Fabio Grissino morto in Congo: lavorava su piattaforma petrolifera

Fabio Grissino morto in Congo: lavorava su piattaforma petrolifera
Fabio Grissino morto in Congo: lavorava su piattaforma petrolifera

ROMA  – Fabio Grissino è morto in Congo sulla piattaforma petrolifera dove lavorava. Grissino, marinaio napoletano che viveva a Procida, aveva 52 anni e lavorava per la Servtec su una piattaforma al largo di Pointe Noire, in Congo.

Domenico Ambrosino scrive sul Mattino:

“Un lavoro duro, faticoso, irto di pericoli, ma che consentiva a Fabio di avere un piede a terra, nel senso che, come da contratto, dopo un mese a bordo, tornava a Procida per restarci altrettanti 30 giorni prima di tornare in mare. Nei giorni scorsi Fabio era in procinto di tornare a casa, il suo turno di lavoro stava per terminare. Ma il destino ha deciso diversamente.

La dinamica dell’incidente che ha causato la sua morte non è nota. Le notizie fornite dalla «Severtek» non fanno luce sull’accaduto. Si sa soltanto che le autorità congolesi hanno aperto un’inchiesta per accertarne le cause. La salma dello sfortunato marittimo potrebbe essere trasferita nell’isola fra una settimana”.

Vincenzo Capezzuto, sindaco di Procida,

“sta cercando di velocizzare al massimo le pratiche burocratiche relative al trasferimento. La morte di Fabio Grissino, al di là del dolore e della commozione emotiva, ha lasciato nell’isola una scia di dolorosa amarezza sociale. «La morte di un marittimo, per di più per un incidente sul lavoro, non trova mai l’eco che merita sui mass media – dicono al Circolo Capitani e Macchinisti di Marina Grande. Nell’isola la tematica della sicurezza sul lavoro è stata rilanciata qualche mese fa dal «Premio Hereos», un concorso letterario scritto promosso dal medico del lavoro Attilio Cesarano.

Al premio hanno partecipato centinaia di studenti dell’istituto superiore isolano che hanno raccontato i tanti pericoli del lavoro marittimo. Il prof. Michele Romano va oltre. «Questa dolorosa via crucis dell’amato Fabio non si fermi al solo momento emotivo, ma costituisca la spinta ad un forte ripensamento di come ricostruire il nostro vissuto comunitario, cominciando proprio dall’attenzione e l’impegno verso la salvaguardia dei marittimi»”.

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