MILANO – Fino a 20 mila euro in nero per una serata nella discoteca delle milf. A dirlo in tribunale a Milano è stato Mario Nicoli, ex collaboratore di Fabrizio Corona, sentito come teste al processo a carico dell’ex agente fotografico per la vicenda dei 2,6 milioni di euro ritrovati, in parte, nel controsoffitto dell’abitazione di Francesca Persi (anche lei imputata), in parte in Austria.
Nicoli ha riferito ai giudici di avere accompagnato più volte Corona in occasione delle sue ospitate nei locali notturni e di averlo visto “incassare molti soldi in contanti. In una discoteca di Verona riservata a milf, cioè a signore non più giovanissime, l’ho visto incassare un importo importante”. “Non l’ho detto prima – ha aggiunto – quando sono stato interrogato dai carabinieri perché avevo paura”.
Poco prima, anche Alehandro Cardia, che ha deposto in quanto dipendente della Atena srl, la società di promozione eventi facente capo alla Persi e al centro dell’indagine della Dda milanese, ha spiegato di avere visto circolare “una grande quantità di denaro” negli uffici della società. “Fabrizio guadagnava in contanti e pagava in contanti – ha precisato – E le cifre erano rimaste identiche a quelle incassate prima del suo primo arresto, nel 2010”. Cardia ha detto di non averne parlato prima ai carabinieri, che lo hanno sentito nel novembre 2016, “perché soffro di ansia e mi ero agitato”. L’udienza è stata rinviata al 6 aprile per l’esame di Fabrizio Corona.
L’ultimo teste ascoltato oggi 30 marzo, è stato Davide Ciprietti. L’uomo ha riferito di avere dato “un assegno da duemila euro, con fattura intestata alla Atena” per la sponsorizzazione del figlio motociclista. Alle domande insistenti di Ivano Chiesa, avvocato dell’ex paparazzo dei vip, l’uomo ha poi precisato che alla società di Corona sarebbe stata consegnata, tramite un intermediario, un’altra tranche di denaro in contanti.
“Non lo rifarei più – ha detto ai giornalisti uscendo dall’aula – adesso mio figlio si sponsorizza da solo”. Ciprietti è un altro dei clienti dell’ex fotografo e della società a lui riconducibile, la Atena srl, sentiti in aula in questi giorni. Martedì scorso ha deposto anche un odontoiatra che pagò “10mila euro per la pubblicità” al suo studio “con visite di celebrità e altro” mentre un “agente di commercio ma anche curatore d’immagine”, aveva sostenuto che avrebbe dovuto sborsare “da contratto” 13mila euro ad Atena “perché divulgasse, attraverso Corona, la mia immagine nei social”.
Soddisfatti i difensori di Cotona, gli avvocati Ivano Chiesa e Luca Sirotti, che puntano a dimostrare che l’ex fotografo dei vip era una “macchina da soldi“, anche se in nero, e “l’unico arrestato per un problema solo fiscale”.