Fabrizio Corona. D’Agostino: “Lui tira fuori il tronista che è in noi”

ROMA – Fabrizio Corona piace, ha un larghissimo seguito di fan perché “tira fuori il tronista che è in loro”. E’ la singolare interpretazione del fenomeno Corona da parte di Roberto D’Agostino, l’inventore di Dagospia, uno che se ne intende del demi-monde televisivo/gossiparo che ha nutrito l’Italia “Cafonal” degli ultimi anni. Insomma, anche disgustati, scatta lo stesso il clic del riconoscimento, una parte di noi vorrebbe essere come lui e si identifica con ciò che invidia perché non possiede, siano le belle donne o le macchine potenti.

“Fenomenologia di un cerebroleso”, questo è il primo pensiero di D’Agostino quando deve affrontare l’incresciosa questione, perché tanta gente sia ammaliata, sedotta fino all’incoscienza da un personaggio del genere, costruito sul nulla. Intervistato da La Stampa, D’Agostino sfrutta il linguaggio che ha contribuito a creare per una disamina finto/colta del divismo all’italiana, un po’ come quando, agli esordi discettava di edonismo reaganiano:

“La celebrità come la intendiamo adesso, anzi da decenni, è come il chewingum, la tiri di qui, la tiri di là e poi la sputi. Abbiamo i divi di gomma. E Lele Mora con il suo assistente Corona hanno dato vita a tutto questo, se ne sono inventate di tutti i colori. Una specie di fabbrica del divo. Corona è un personaggio perché vive come fosse in un film. Il tema fondamentale, che rappresenta Corona e tutti quelli che passeggiano per via del Corso a Roma è: “Io sono la mia fiction”. Io sognavo la Melato, oggi i fan di Corona sognano se stessi”.

Per i malati di celebrità a basso costo di cui Corona è totem tatuato “ci vorrebbe una San Patrignano”, un centro di recupero per tossici da fama. Quanto alla fama, per fortuna D’Agostino non ricorre all’aggettivo “liquida”, per definirne l’aleatorietà e l’inconsistenza.

Diciamo che è elastica, se crediamo a D’Agostino quando afferma, sempre su La Stampa, che “la celebrità come la intendiamo adesso, anzi da decenni, è come il chewingum, la tiri di qui, la tiri di là e poi la sputi. Abbiamo i divi di gomma. E Lele Mora con il suo assistente Corona hanno dato vita a tutto questo, se ne sono inventate di tutti i colori. Una specie di fabbrica del divo. Corona è un personaggio perché vive come fosse in un film. Il tema fondamentale, che rappresenta Corona e tutti quelli che passeggiano per via del Corso a Roma è: “Io sono la mia fiction”. Io sognavo la Melato, oggi i fan di Corona sognano se stessi”.

 

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