Fabrizio Corona va in affidamento terapeutico in comunità di recupero a Limbiate

Fabrizio Corona, che era in detenzione domiciliare per scontare la pena residua per le sue condanne (5 anni e mezzo), ha ottenuto la misura alternativa dell’affidamento terapeutico in una “struttura comunitaria” a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano accogliendo l’istanza dei legali dell’ex ‘re dei paparazzi’, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra.

Fabrizio Corona ottiene affidamento terapeutico in comunità

I giudici, infatti, hanno evidenziato i “miglioramenti” dell’ex agente fotografico e mettono in luce nel provvedimento che “il percorso terapeutico”, che tra l’altro è già in corso, “appare idoneo ai bisogni di cura” per promuovere la sua “riabilitazione” e il “superamento di importanti fragilità personali”, anche perché soffre di una “patologia psichiatrica”.

L’ex ‘fotografo dei vip‘ ha portato avanti, scrivono i giudici, “un lavoro introspettivo” anche sulla sua “dipendenza patologica dai guadagni”. Corona dovrà recarsi per 4 ore il venerdì nella comunità a Limbiate.

“Ha ancora problemi di tossicodipendenza”

Nel provvedimento, firmato dal giudice Ornella Anedda, si legge che il fine pena per Corona, 48 anni, è previsto per il 17 settembre 2024 e che l’ex agente fotografico ha ancora in corso procedimenti per truffa, diffamazione, percosse, minaccia, tentata evasione, danneggiamento aggravato, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

La Sorveglianza fa presente ancora che Corona ha “complesse e peculiari problematiche di tossicodipendenza, psichiatriche, socio-lavorative e familiari”. E che alcune delle sue “sporadiche trasgressioni”, anche se sono da “stigmatizzare”, vanno inserite “in un quadro complessivo soddisfacente circa l’adesione del Corona al programma terapeutico-riabilitativo”. E sta superando “il periodo critico contrassegnato dalle difficoltà di ‘stare’ nelle norme e regole”. Sta iniziando “a considerare il proprio benessere ed equilibrio come valori primari”.

Ora per i giudici serve una “nuova fase di passaggio terapeutico” con l’inserimento dell’ex agente fotografico nella comunità per 4 ore a settimana, luogo dove è già stato ospitato nel suo percorso di cure e dove dovrà fare anche “attività di volontariato”. Nell’ultimo anno, conclude la Sorveglianza, non ha mai violato in maniera “grave” le prescrizioni della detenzione domiciliare. 

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