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Facebook censura spot del “panino alla finocchiona”: l’algoritmo lo scambia per un insulto

Facebook blocca la campagna lanciata sul social dal progetto culinario Interiora Design, realizzato da un’agenzia di comunicazione eche aveva come scopo quello di pubblicizzare un panino alla finocchiona. La parola non è piaciuta all’algoritmo del sito americano (che dimostra di non conoscere i termini della cucina italiana). Facebook ha inviato all’agenzia le ragioni della censura. La parola rientrerebbe tra quelle che prendono di mira “gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community. Rimuovi eventuali contenuti offensivi dalle creatività della tua inserzione”.

Facebook censura il panino alla finocchiona

L’agenzia, dopo aver ricevuto il messaggio si è rivolta al team di Facebook per far riabilitare l’inserzione. Operazione inutile però. Alla fine si è infatti constatato che sarebbe stato più semplice rifare l’intera campagna pubblicitaria per non avere ulteriori problemi con l’algoritmo del social network.  “La finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia”, hanno scritto nel nuovo post. Il riferimento è alle origini medioevali dell’insaccato che diventò protagonista “delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana“.

Questo caso di censura non è un caso isolato

Quanto accaduto, a quanto pare, non è un caso isolato. Laboratorio Com, un’agenzia di pubblicità, a TgCom ha raccontato che la censura “capita spesso e per motivi anche più assurdi. Facciamo campagne su alcuni tipologie di categorie, come persone con determinate malattie, e Facebook ce le blocca puntualmente pensando siano discriminatorie: è il limite dell’intelligenza artificiale tanto bella quanto dannosa”. 

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