I falsi invalidi ci costano 10 miliardi l’anno: a Sassari sono da cancellare il 76% delle pensioni controllate, il 26 a Roma

Pubblicato il 17 Febbraio 2011 - 11:10| Aggiornato il 18 Febbraio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Una cifra enorme, 10 miliardi l’anno. Questa la somma sborsata per i falsi invalidi. Scoprire tutti i truffatori significherebbe far risparmiare questi soldi allo Stato. I controlli dell’Inps sulle pensioni di invalidità, iniziati un paio di anni fa, continuano a dare risultati importanti.

Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, intervistato dal Corriere della Sera, informa che, dopo i 200 mila controlli del 2009, nel 2010 ve ne sono stati altri 250 mila, e altrettanti sono previsti sia quest’anno sia l’anno prossimo. Facendo dei conti questo significa che la probabilità di subire un accertamento si porterà intorno al 30% su 4 anni di verifiche.

I risultati delle verifiche sono impressionanti, così come i numeri. Secondo questo primo ciclo di controlli, circa il 30% dei beneficiari di pensione di invalidità ne usufruiscono senza averne diritto, ma questa percentuale nazionale varia enormemente da luogo a luogo. In provincia di Sassari le pensioni da cancellare sono il 76% di quelle controllate, a Roma il 26%, a Milano appena il 3%. In Sardegna sono il 53%, ma anche l’Umbria non scherza con il suo 47%, mentre in Lombardia e in Emilia Romagna la percentuale di cancellazioni resta inferiore al 10%.

Parlando solo delle pensioni regolare, spuntano fuori dei numeri che fanno riflettere: la provincia di Lecce, secondo le elaborazioni della Fondazione Hume su dati Istat 2005, è quella dove si registra il tasso più alto di pensioni di invalidità: 178 ogni mille abitanti. In pratica, quasi due pensioni ogni 10 abitanti. Seguono Benevento con 170, Oristano e Potenza con 161, Nuoro con 158, poi Pesaro-Urbino con 154, L’Aquila con 153. A chiudere la classifica delle dieci «peggiori» province, Reggio Calabria a quota 149, Agrigento a 147 e Catanzaro a 145. Dall’altro capo della classifica tutte città del Nord: il primo posto spetta a Milano, con 52 assegni versati ogni mille abitanti, seguono Venezia e Varese con 59, Como con 62, Mantova con 63, poi Verbano-Cusio-Ossola, Savona, Novara e Bergamo con 64 e Torino, al decimo posto con 65.

I dati dell’Inps confermano i risultati di alcuni studi, che già negli anni scorsi avevano tentato di stimare il numero di “falsi invalidi” regione per regione e provincia per provincia. Aggiornate a oggi, quelle stime mostrano una realtà inquietante. Le sole prestazioni per beneficiari “puri” (che hanno solo una pensione di invalidità) ammontano a circa 15 miliardi di euro all’anno, che diventano più o meno 30 se consideriamo anche i beneficiari “multipli”, ossia coloro che cumulano la pensione di invalidità con altri tipi di pensione. Si tratta, in tutto, di 5-6 milioni di persone, a un terzo delle quali dovrebbe essere revocata la prestazione, con un risparmio complessivo di 8-10 miliardi di euro l’anno.

Ci sono un sacco di cose che, ogni anno, si potrebbero fare con quella cifra. Alcune non sono di competenza dell’Inps, altre lo sono o potrebbero diventarlo. Ossigeno all’università, alla ricerca, alla cultura, ad esempio. Nuovi asili nido, di cui l’Italia ha un estremo bisogno. Ma anche altre cose più legate ai compiti di un ente come l’Inps. Si potrebbe, ad esempio, assumere nuovo personale per intensificare i controlli nei cantieri edili, dove si concentra il grosso dell’evasione contributiva e, purtroppo, anche una frazione considerevole degli infortuni e dei morti sul lavoro.

Si potrebbero anche usare i risparmi ottenuti dalle cancellazioni della false pensioni di invalidità per rifinanziare la social card di Tremonti, ossia per continuare a fare assistenza, come di fatto già si faceva con le pensioni di invalidità, ma in un modo più equo: erogando le prestazioni a chi ha veramente bisogno, anziché a chi trova il modo di ottenere false certificazioni.