Famiglia Fontana sterminata a Filandari: le donne disperate al funerale

Pubblicato il 31 Dicembre 2010 - 16:47 OLTRE 6 MESI FA

Una litania continua, straziante: ”Belli miei, belli miei”. Non ha avuto altre parole Giovannina De Luca nel dare l’ultimo saluto al marito, Domenico Fontana, ed ai quattro figli, Pasquale, Pietro, Emilio, e Giovanni, uccisi il 27 dicembre nella loro masseria a Filandari.

Un ultimo saluto dato all’alba del 31 dicembre, nel buio della frazione Scaliti, dopo che il Questore ha disposto che il funerale si svolgesse in forma privata e senza corteo funebre. Una trentina i parenti più stretti ammessi alla funzione, celebrata dal parroco della frazione, don Giuseppe Lopresti, nella chiesa di Maria Santissima del Potere. Tutti stretti attorno a Giovannina, alla figlia Massima, ed alla moglie di Emilio, Marina Cichello.

”Vi ho cresciuto come una rosa e vi hanno portato via”, urla Giovannina all’uscita delle bare dalla chiesa, poco prima delle 6. La prima ad uscire è quella bianca di Giovanni, la vittima più giovane con i suoi 19 anni, coperta da corone di fiori dello stesso colore. Il dolore, rimasto composto nella chiesa, esplode all’uscita dei feretri. Le tre donne urlano, piangono, si disperano. Massima e la madre restano sul portone della chiesa per toccare una ad una le bare. Marina non ce la fa a stare in piedi. Due parenti l’accompagnano all’auto che la porterà al cimitero, ma poi anche lei si ferma e da poco più lontano guarda la lenta processione dei feretri che lasciano la chiesa per l’ultimo viaggio. Solo una volta, a Giovannina, sfugge un’imprecazione rivolta alle quattro persone arrestate con l’accusa di essere gli autori della strage: ”pagliacci” dice con voce ferma.

Poi il resto sono lacrime e grida di disperazione che squarciano il silenzio della frazione, dove gli abitanti sono rimasti chiusi in casa, lontano da quella piazzetta dove un cordone di carabinieri, poliziotti e finanzieri tiene a debita distanza dal dolore giornalisti e fotografi.

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