Fase 2: al bar e al ristorante distanza minima di 1,80 m. Mascherina dentro, in fila fuori Fase 2: al bar e al ristorante distanza minima di 1,80 m. Mascherina dentro, in fila fuori

Fase 2: al bar e al ristorante distanza minima di 1,80 m. Mascherina dentro, in fila fuori

ROMA – Al bar e al ristorante, sì ma come? Quando epidemiologi e statistici avranno certificato una trasmissione contagi prossima allo zero, dovremo tenerci a distanza di sicurezza di almeno un metro e ottanta centimetri. Quasi due metri di distanziamento sociale, è l’ultima ipotesi che circola sulle regole di ingaggio esistenziale corrispondente alla fase 2. Perché la vita quotidiana non sarà più la stessa. 

Sui mezzi di trasporto pubblici  – è facile prevedere – entreremo secondo segmenti contingentati: il treno osserverà una capienza massima della metà, autobus e metro un terzo. Un passeggero per fila, mascherina davanti alla bocca. In stazione e aeroporto ci prenderanno la temperatura con termo scanner e termometri.

“Non capiamo però perché non si possa permettere ai ristoranti di servire pasti da asporto, senza doverli necessariamente consegnare a domicilio”, reclama il presidente di Fipe Confcommercio Stoppani. Chiusi dall’11 marzo ci sono trecentomila imprese di ristorazione e bar. Stoppani rivolge una preghiera al governo per concedere una deroga alle pasticcerie per Pasqua: “Vale 650 milioni di fatturato”. 

Di alberghi si parla poco perché, purtroppo, non ci sono prenotazioni. In librerie e negozi artigianali (in predicato di riaprire fra i primi) si entrerà uno alla volta nei più piccoli, percorsi differenziati all’interno garantiranno la distanza, nei più grandi. Quello che è certo che oltre alla mascherina bisognerà armarsi di tanta pazienza: la fila fuori scandirà le nostre giornate. App dedicate potrebbero alleggerire l’attesa: controlli sul telefono, vai quando c’è meno gente. (fonte La Repubblica)

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