Fase 2, in Lombardia Fontana propone negozi aperti dalle 11 e supermercati chiusi tardi Fase 2, in Lombardia Fontana propone negozi aperti dalle 11 e supermercati chiusi tardi

Fase 2, in Lombardia Fontana propone negozi aperti dalle 11 e supermercati chiusi tardi

MILANO  –  Riaprire non solo le aziende ma anche i negozi con orari scaglionati, magari alle 11, per consentire a tutti i dipendenti di arrivare in orari differenti. Così la Lombardia si prepara ad affrontare la fase 2 della emergenza coronavirus. 

A tracciare le linee della nuova vita della regione più colpita dalla pandemia è il presidente Attilio Fontana. 

“Io sono convinto che bisogna spalmare l’inizio del lavoro, che deve andare dalle 8 a mezzogiorno – ha detto Fontana a Radio1 -. La richiesta che io sto facendo da tempo e che spero venga presa in considerazione anche dai sindacati oltre che dal governo è la strada giusta. Noi abbiamo dimostrato in questi due giorni che se la ripartenza è graduale funziona tutto. Si può fare anche il distanziamento sui mezzi di trasporto pubblico, non ci sono problemi e le cose vanno bene” ha aggiunto il governatore. 

Fontana chiede anche di “disincentivare gli spostamenti per motivi diversi dallo spostamento casa-lavoro, nelle fasce orarie di punta” e “lo scaglionamento degli orari di lavoro dei 410 mila dipendenti pubblici e privati, a partire da una prima fascia oraria dalle 7 alle 8 con finestre di ingresso flessibili su quattro ore”.

“E’ chiaro che se noi dal 18 maggio ripartiremo con il commercio e le attività che fino a oggi sono state chiuse, il rischio è che nelle ore di punta si possa cerare affollamento c’è”, ha sottolineato. 

Secondo il presidente della Lombardia, quindi, alle 11 potrebbero aprire i negozi di abbigliamento, le librerie e tutti quegli esercizi commerciali che vendono articoli non di prima necessità.

Bar, panifici, alimentari, ristoranti potrebbero alzare la saracinesca già alle 8.

La grande distribuzione, invece, potrebbe estendere l’orario di apertura fino alla tarda sera, come prima dell’emergenza. 

Secondo Fontana “superare la logica dei codici Ateco per le riaperture dei negozi sarebbe stato forse più equilibrato e avrebbe dato più possibilità ai diversi territori di graduare le iniziative a seconda delle singole situazioni”.

Questa, ha ricordato Fontana, “era una proposta lanciata come governatori del centrodestra prima che venissero prese le ultime decisioni del Governo, e cioè poniamo delle regole rigorose, che garantiscano la sicurezza della gente, e a quel punto chi può e sa rispettarle riapre, chi non può non riapre, a prescindere dalla tipologia di attività che svolge”.  

Critici i sindacati. “Non basta dire allarghiamo le fasce orarie: un conto è essere disponibili a discutere di contrattazione, altro è accettare che una istituzione faccia una proposta e decida per tutti. Le sperimentazioni non devono cancellare in un colpo solo la legislazione dei contratti di lavoro”, sottolinea al Corriere della Sera Elena Lattuada, segretaria generale di Cgil Lombardia. 

Per Marco Barbieri, segretario generale dell’Unione del Commercio, “se l’orario del pranzo si sposterà dalle 13 alle 15 i ristoranti si adegueranno. Ma non si può non tenere conto che il costo del lavoro di una cassiera è diverso alle 10 di mattino rispetto alle 22”. (Fonti: Ansa, Corriere della Sera)

Gestione cookie