ROMA – Il 27 aprile sono ripartiti cantieri per carceri, scuole, presidi sanitari, case popolari e per la difesa dal dissesto idrogeologic e imprese export.
Dal 4 maggio riapriranno i cantieri privati e i bar e ristoranti potranno riaprire ma solo per la vendita da asporto.
Dal 18 maggio riapriranno i negozi al dettaglio e i musei.
Dal 1 giugno riapriranno anche parrucchieri, centri estetici e massaggi.
Questo il calendario delle riaperture.
Riaperture sì, ma con quali regole?
Il Messaggero fa un elenco delle regole fin qui prese in esame.
Al momento la task force di Colao, il Comitato tecnico scientifico e l’Inail, sono al lavoro per stabilire i vari protocolli di sicurezza.
“Il personale – si legge nella bozza di protocollo confezionata dalla Fipe e Confcommercio, con l’ausilio di un virologo dello Spallanzani collegato ed anche da Fiepet Confesercenti, a nome dell’universo delle imprese dei pubblici esercizi italiani – prima dell’accesso al luogo di lavoro si sottoporrà al controllo della temperatura corporea. Ciò al fine di evitare preventivamente il diffondersi del virus nell’ambiente di lavoro, e, nel caso in cui venga riscontrato un contagio, per riuscire a tracciare i contatti avuti dalla persona infetta e poter efficacemente predisporre le misure di prevenzione. Se tale temperatura risulterà risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro”.
Per questi esercizi, come spiega il Messaggero,
“la bozza di protocollo sul tavolo prevede tra l’altro, ove possibile, una separazione degli accessi di entrata e di uscita;
sistemi di prenotazione telefonica e digitale; all’ingresso dispenser con gel igienizzanti per la pulizia delle mani dei clienti;
indisponibilità dell’uso del guardaroba; bagni dei clienti dotati di prodotti igienizzanti, evitando assembramenti nell’accesso”.
Inoltre “si consiglia l’adozione di menu digitali su dispositivi dei clienti o, in alternativa, si igienizzano i menu dopo ogni uso; mascherine e distanziamenti dei camerieri e tra tavoli, con separazioni (plexiglass) tra commensali su richiesta volontaria.
Piatti, bicchieri, posate e simili sono lavati in lavastoviglie a temperatura adeguata, in modo che possano essere disinfettati, tovaglie, tovaglioli e altri tessuti per la tavola devono essere messi in specifici sacchi per la lavanderia e il lavaggio deve assicurare la rimozione di agenti patogeni.
Per i bar contingentamento degli ingressi; separazione degli accessi; dispenser con gel igienizzanti; no ad appendiabiti comuni; nel servizio al banco distanziamento di un metro; mascherine in dotazione al personale, barriere in plexiglas nelle zone dove vi è una maggiore interazione con il pubblico (es. in prossimità delle casse)”.
Rispetto alla riapertura dei negozi di abbigliamento prevista per il 14 maggio, “si consideri che dal 14 aprile sono aperte le boutique per bambini le cui accortezze sono la sanificazione degli ambienti con prodotti al 70% di etananolo, distanziamenti di una persona in 40 metri quadri, mascherina, dispenser ed è possibile misurare i capi ai bimbi mentre è affidata alla discrezionalità del negoziante la cura e la messa in sicurezza del vestito secondo le buone prassi”.
“Tra queste prassi, gli organi scientifici e tecnici, allo scopo di aumentare la prevenzione, specie per la misurazione di abiti e vestiti di uomini e donne, stanno valutando di integrare il protocollo del 24 aprile, firmato dalle associazioni non food”.
“Siccome non è possibile la sanificazione dei capi dopo ogni prova fatta da un cliente perché non è stato individuato un prodotto ad hoc e perchè comunque la purificazione dal virus farebbe sì che il vestito non sarebbe più nuovo, sarebbe spuntata una ipotesi”.
Quale?
“Secondo gli scienziati il virus smette di essere attivo dopo 8 ore di permanenza su un corpo inanimato come un abito: si potrebbe consigliare il negoziante di far arieggiare il capo subito dopo la misurazione da parte di un cliente e prima che lo possa indossare un altro. Ma è solo una ipotesi che piace poco ai diretti interessati”. (Fonte: Il Messaggero).