Fase 2, possibile riapertura ristoranti e parrucchieri dal 18 maggio. Ma solo in alcune Regioni

ROMA – Negozi, ristoranti, parrucchieri potrebbero riaprire il 18 maggio, almeno in alcune Regioni.

Ma solo se i dati del monitoraggio del contagio daranno disco verde, non certo su iniziativa “improvvida” e “illegittima” di singoli governatori.

La fase 2 consisterà in una serie di graduali aperture scaglionate delle varie attività:

alcune potranno riprendere prima, altre solo il 1 giugno, tutte seguendo rigide regole per evitare assembramenti e contagi. 

Il premier Conte spiega di non poter né voler controllare i rapporti familiari, ma aggiunge che da quelli nasce un quarto dei contagi.

Perciò le aperture di ristoranti, musei e parrucchieri si valuteranno sulla base del meccanismo di monitoraggio del contagio elaborato dal ministro della Salute.

Due gli scenari.

Il primo: nelle aree (Regioni, città, frazioni) in cui il contagio sale, si procederà a chiusure “mirate”.

Il secondo: nelle Regioni dove il contagio è più basso, come alcune di quelle del Sud, ci saranno aperture più ampie e accelerate.

Con 105mila contagi accertati (“Ma sarebbero molti di più”), per adesso non si può fare di più.

“Abbiamo scelto anche misure impopolari senza pensare al consenso, perché per ora non si può assicurare il ritorno alla normalità”, spiega Conte.

Come avverrà il monitoraggio

Il Ministero della Salute Roberto Speranza ha indicato tre indicatori chiave che dovranno essere studiati nel corso della fase 2 al fine di capire l’andamento del virus e decidere per eventuali aperture o nuove chiusure ne bene e nell’interesse della salute dei cittadini.

Sarà basilare per il monitoraggio dell’epidemia il grado di reattività e “tenuta del sistema sanitario per assicurare l’identificazione e gestione dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati con un’adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi per l’accertamento diagnostico.

Ogni settimana, ogni regione, dovrà fare una classifica sulla base della quale si monitorerà l’andamento della pandemia.

Per far sì che i dati siano attendibili si dovrà prevedere un adeguato numero di risorse umane, quali operatori sanitari e di sanità pubblica, da coinvolgere secondo le esigenze locali. (fonte ANSA)

 

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