Fase 2 ristoranti, distanze di 4 mq? La protesta: "Così perdiamo 60% dei posti" Fase 2 ristoranti, distanze di 4 mq? La protesta: "Così perdiamo 60% dei posti"

Fase 2 ristoranti, distanze di 4 mq? La protesta: “Così perdiamo 60% dei posti”

ROMA – “Con una persona ogni 4 metri, perderemo il 60% dei posti nei ristoranti”. Lo dice Alessandro Cavo Presidente Fepag Confcommercio. Ma come lui sono in tanti a protestare in tutta Italia, contro le misure anti-contagio previste per la riapertura dei locali dopo oltre 2 mesi di lockdown.

Nel settore della ristorazione, che in Italia conta circa 1,2 milioni di addetti, ad assumere un aspetto di grande complessità è proprio la questione del distanziamento sociale.

Durante il servizio, infatti, non è evidentemente possibile l’uso di mascherine da parte dei clienti. Per Inail e Iss è quindi necessario garantire una distanza di 4 metri quadri.

Misure insostenibili, secondo i ristoratori e battezzate come “follia” da Confcommercio Umbria. L’Ufficio Studi Confcommercio prevede la chiusura a livello nazionale di 45.000 esercizi di ristorazione.

“Il dato – spiega dalla Liguria Cavo – è stato calcolato sulla base delle dimensioni medie dei locali. La ristorazione italiana è composta da piccole attività, che hanno in media una superficie di 90 metri quadrati e 62 posti a sedere”.

Il conto è presto fatto: “Un posto a sedere ogni 0,7 metri quadri, che scende a 0,6 nei locali più piccoli, ma che, con la previsione dei 4 metri quadri di distanziamento tra i commensali, scenderebbe sotto lo 0,3”.

“Questa non è una soluzione, ma un serio ostacolo alla ripresa della nostra attività lavorativa”, gli fa eco Matteo Losio, Presidente Associazione Ristoranti Fepag Confcommercio.

“Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere di maggiori spazi all’esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, possiamo anche valutare di installare delle paratie tra un tavolo e l’altro”, sottolinea.

“Ma il Governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadri di distanza tra commensali dello stesso tavolo. Altrimenti avremmo ristoranti con solo tavoli da uno”.

A Roma, i locali della movida, hanno già fatto sentire la loro voce: dal centro storico a San Lorenzo, in 400 tra bar e ristoranti hanno deciso di non riaprire il 18 maggio. “A queste condizioni non è possibile”, dicono.

Così anche a Milano: gli stessi ristoratori multati la settimana scorsa per aver creato assembramento mentre protestavano, sono tornati in piazza, con un flash mob all’Arco della Pace.

Questa volta hanno avuto l’accortezza di organizzarsi con una piccola rappresentanza di 6-7 persone, dimostrando solidarietà e vicinanza ai colleghi toscani che contemporaneamente sfilavano a Firenze, anche loro per chiedere regole certe per la riapertura delle attività.

Da Nord a Sud, lungo lo stivale, il coro è unanime: così è impossibile riaprire.

Una proposta è separare i tavoli di 2 metri, senza distanziamento tra commensali. Per Fabrizio Murena, presidente Associazione Bar Fepag Confcommercio, “questo è l’unico scenario sostenibile, il solo in grado di permettere agli imprenditori del settore di continuare a lavorare, magari recuperando una parte dei posti a sedere persi, occupando lo spazio al di fuori dei locali”. (Fonti: Ansa)

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