Fase 2, spostamenti tra Regioni dal 3 giugno? La data X è il 29 maggio. La regola del livello contagi

ROMA – Mancano quasi due settimane al 3 giugno, il giorno in cui teoricamente potremo riprendere a circolare liberamente in tutta Italia, ammesso che la curva dei contagi continui la sua discesa.

Ma alcune Regioni in ordine sparso e con modalità diverse hanno già aperto i confini, consentendo gli spostamenti tra comuni e province limitrofe.

Tanto che il ministro della Salute Roberto Speranza, è intervenuto per frenare la fuga in avanti: il divieto resta e i governatori, assumendosene la responsabilità, possono agire in deroga solo per spostamenti di “assoluta necessità”.

In realtà la data x non è il 3 giugno, ma il 29 maggio. Solo allora, quando il report sul monitoraggio fornirà un esatto quadro dell’evoluzione della pandemia, sapremo quanta libertà di movimento avremo. 

La regola, ha spiegato il ministro Boccia, è che riaprirà solo chi ha i numeri in regola. Cioè si potrà circolare solo tra Regioni che hanno lo stesso livello di contagio.

Alle Regioni è affidato l’obbligo di comunicare ogni settimana i parametri del rischio. Nello specifico dovranno rendere noto l’Rt (cioè il tasso di contagiosità, il valore che ha sostituito l’R con 0) ma devono anche riferire il numero di tamponi effettuati e altri dati sul sistema sanitario e le terapie intensive.

L’incrocio di questi dati consentirà di definire tre livelli di rischio: “basso”, “moderato” o “alto”. Va da sé che da una Regione a rischio alto o moderato non ci si potrà spostare in una a rischio basso. 

A titolo di esempio: dalla martoriata Lombardia ci si potrebbe muovere solo verso Molise e Umbria. Non è però chiaro come lo spostamento potrà avvenire, visto che il transito tra le altre Regioni sarebbe in teoria vietato.

Fatto sta che intanto le Regioni hanno già cominciato a muoversi.

Il primo a dare il via all’ennesima girandola di ordinanze è stato il governatore del Veneto Luca Zaia, il vincitore della Fase 1 che già nel primo giorno di riaperture di bar, ristoranti e negozi ha annunciato un accordo con i colleghi di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Provincia di Trento: sì agli spostamenti anche fuori regione tra province confinanti, con l’autocertificazione, per vedere parenti e fidanzati.

La questione dei confini è poi arrivata in Conferenza Stato Regioni. In una il presidente Bonaccini ha chiesto a nome dei governatori modifiche al Dpcm del 17 maggio. Menzionando esplicitamente la necessità di consentire “lo spostamento anche al di fuori della regione di residenza, nei limiti della provincia o del comune confinante, da parte di residenti in province o comuni collocati al confine tra due Regioni”.

Il ministro Speranza ha risposto nì: il divieto resta e la decisione di estenderlo fino al 2 giugno risponde ad “una “specifica esigenza di gradualità nell’allentamento delle misure adottate”, che deve essere “accompagnata da un puntuale e giornaliero monitoraggio del trend epidemiologico”.

E ha aggiunto che i presidenti possono sì agire in deroga al divieto, ma solo se gli spostamenti “rientrino nei casi di assoluta urgenza”. Ma chi decide se vedere amici, nonni, fidanzati sia un’assoluta urgenza? Non è dato saperlo.

Il risultato è la solita babele di ordinanze diverse che i presidenti hanno già firmato o firmeranno nelle prossime ore: ad esempio tra le province di Pesaro-Urbino (Marche) e Rimini (Emilia Romagna) ci si può spostare ma solo per far visita ai congiunti mentre tutti coloro che abitano nelle altre province e nei comuni delle Marche al confine con altre regioni possono vedere chi vogliono.

Anche tra le zone confinanti delle provincie di Ravenna (Emilia Romagna) e Firenze (Toscana) ci si può muovere liberamente e senza vincoli di parentela.

Tra Piemonte e le regioni confinanti, invece, ci si potrà spostare solo per vedere i congiunti, come ha annunciato il presidente Alberto Cirio.

Su una cosa però governo e Regioni sembrano procedere in pieno accordo: i rimproveri ai giovani per gli assembramenti nelle zone del divertimento.

“In questo momento la movida non è ammissibile né tollerabile – dice Boccia – ma rischia di essere un focolaio permanente”.

E anche il premier Giuseppe Conte, nella sua informativa al Parlamento, ha voluto ribadire il concetto: “E’ fondamentale il rispetto delle distanze di sicurezza e ove necessario l’uso delle mascherine. Non è il tempo dei party, delle movide, e degli assembramenti”. (Fonte: Ansa).

Gestione cookie