Fase 2, stabiliti gli indicatori d’allarme: rianimazioni, contagio, contatti. Quando suonano, zona rossa

ROMA – Il 4 maggio scatterà la fase 2 di parziale riapertura del Paese ma, come più volte ribadito dal ministro della Salute Roberto Speranza, basta poco “per tornare indietro” ed avere un nuovo aumento dei contagi.

Fondamentali saranno dunque i criteri ‘soglia’ di allarme – alla cui definizione il ministero sta lavorando in queste ore e che saranno contenuti in un prossimo provvedimento presumibilmente entro questa settimana – sulla base dei quali si dovrà valutare un eventuale ritorno alla fase 1 di lockdown e zone rosse.

Tre indicatori per l’allerta

Gli indicatori per l’allerta sono di tre tipi, in particolare, l’allegato già indica alcune delle condizioni necessarie per il passaggio e la permanenza nella cosiddetta fase 2a: 

  1. capacità di monitoraggio dei casi;
  2. capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti;
  3. stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari

Si tratta pertanto di criteri di monitoraggio dell’epidemia, quando i livelli di contagio superano il livello di guardia nel territorio preso in esame scatta nuovamente il lockdown della popolazione fino alla chiusura dell’area che verrà segregata come zona rossa.

Zona rossa che scatta, è bene capirlo, anche quando non si riesce a garantire (la Regione) velocità di reazione.

Terapie intensive, tamponi, stabilità di trasmissione

Tra questi criteri, la “stabilità di trasmissione, i servizi sanitari non sovraccarichi, l’attività di readiness (che fa capo ai sistemi di prevenzione della Protezione Civile), l’abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti, la possibilità di garantire adeguate risorse per il contact-tracing, l’isolamento e la quarantena”.

Tra i criteri, appunto, il tasso di occupazione delle terapie intensive ma anche le percentuali di positivi sui tamponi fatti.

Sulla base di questi criteri, i presidenti di regione avranno poi potere di iniziativa.

La Regione deve rispettare standard minimi di sorveglianza

Punto fondamentale previsto dal dpcm è anche, però, che ciascuna Regione abbia superato gli “standard minimi di qualità della sorveglianza epidemiologica”.

Questo significa che ogni Regione dovrà registrare, su scala mensile, un trend in miglioramento del 60% dei numeri facenti capo a contagiati, ricoverati, pazienti in terapia intensiva, contagiati in auto-isolamento.

Il mantenimento di un trend stabile o in miglioramento dell’insieme di tali standard epidemiologici porterà successivamente al passaggio ad una fase 2b di ulteriore allentamento delle misure anti-pandemia.

L’allentamento delle misure a partire dal 4 maggio verrà comunque rivalutato ogni 14 giorni e se la situazione dovesse indicare dei peggioramenti – ovvero se l’indice di diffusione del contagio dovesse risalire sopra il valore 1 – si tornerà all’istituzione di zone rosse locali o più ampie. (fonte Ansa)

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