ROMA – Fase Penitenza, da stamane gli italiani la vivono così.
Fase Penitenza, perché stamane non c’è il bar e più tardi non ci sarà il ristorante. E nel frattempo non ci sono i negozi che non siano gli alimentari.
Fase Penitenza, perché non ci sono cinema, teatri, palestre, campi e campetti di tennis, calcio e calcetto.
Fase Penitenza, perché nel pomeriggio non vi sarà shopping, né aperitivi né apericena e neanche una pizza che non sia quella portata o fatta a casa.
Fase Penitenza, perché chi è andato a lavorare, se ha figli piccoli, ha dovuto organizzarsi e inventarsi a chi lasciarli in casa.
Fase Penitenza, perché chi si sta muovendo con i mezzi di trasporto pubblico sta facendo fatica e ci mette tempo e ci vuole tanta pazienza.
Fase Penitenza, perché il fuori casa cui si accede dopo quasi due mesi è un fuori casa amputato, mancano un sacco di cose, soprattutto quelle legate al consumo e allo svago.
Fase Penitenza, gli italiani la vivono così e sperano sia corta, che duri poco.
Dovrebbero, dovremmo sparare il contrario: che la Fase Penitenza non sia breve.
Tutti o quasi danno per scontato e sicuro che la Fase Penitenza sia l’ultimo fastidio, poi coronavirus finirà di sfinire. Tutti o quasi danno per certo questo percorso, solo questione di calendario.
Nulla invece di più incerto: la Fase Penitenza, se va male, potrebbe durare poco. Tutti o quasi infatti hanno rimosso la condizione senza la quale si torna indietro, la clausola di dissolvenza della riapertura che comincia oggi, la clausola di dissolvenza di ogni apertura: il contagio. O meglio, l’eventuale risalita del contagio.
Contagio che non è sparito. Ma il primo giorno della Fase Penitenza si fa come niente fosse, anzi come se contagio non fosse. Fase Penitenza, penitenza da subire con molta insofferenza, molto sbuffare, molto portarsi avanti.
Governo, autorità varie e troppe, Stato in tutte le sue accezioni e declinazioni ha commesso e continua a commettere l’errore di voler normare ogni movimento, passo, situazione…Ne vengono fuori disposizioni talvolta inapplicabili, talvolta astruse, talvolta così ovvie che non si comprende perché farne ordinanza.
Non si può normare e sottoporre a modulo ogni atto e gesto e situazione, di fatto la gente, i cittadini stabiliscono, stanno stabilendo da soli i cosiddetti protocolli.
E il Protocollo Fase Penitenza è: mascherina e poi come virus non fosse.
Ci si è rimessi in auto, anche in più di due. Ci si sta rimettendo in strada, distanza l’uno dall’altro. Distanza che si accorcia cinque, dieci, venti volte al giorno? Distanza che si accorcia nei negozi, distanza che si accorcia, più o meno inavvertitamente, nel ricominciare a muoversi più o meno tutti, più o meno insieme e contemporaneamente.
Mascherina, magari non cambiandola troppo spesso, magari abbassandola quando si parla, magari portandola alla fronte come fossero occhiali. Mascherina e poi come virus non fosse. E conto alla rovescia per la fine della Fase Penitenza, aspettando bar, ristoranti, aperitivi, palestre, mare, tennis, calcio, locali…insomma la fine della Penitenza.
Come fosse scritto, certo e sicuro che coronavirus sta finendo di sfinire la nostra vita. E invece non è scritto da nessuna parte, non è certo e non è sicuro che giugno sarà più vita vera di maggio e luglio ancora più di giugno. L’epidemia e la malattia non sono finite ma da stamane l’Italia si sente e si comporta da convalescente.