LIVORNO – L’infermiera di Piombino Fausta Bonino è stata condannata all’ergastolo per quattro delle morti sospette di pazienti in corsia e assolta per altri sei casi, perché il fatto non sussiste. Assolta, inoltre, per abuso di ufficio. Dopo cinque ore di camera di consiglio questa è la sentenza del giudice Marco Sacquegna che chiude il processo tenutosi in rito abbreviato. L’infermiera era imputata di omicidio volontario plurimo per i decessi di 10 pazienti nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015.
Fausta Bonino, accompagnata dal marito e da un figlio, è uscita dall’aula in lacrime dicendo: “Non è giusto, non ho fatto nulla”. La difesa della donna ha sempre sostenuto l’impossibilità tecnica del coinvolgimento dell’infermiera e aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto per nove dei pazienti deceduti e in un caso perché il caso non sussiste. “E’ una sentenza che ci lascia perplessi. Ci ha sorpreso il frazionamento dei casi”, ha commentato l’avvocato difensore Cesarina Barghini, “sono stati considerati dal giudice i quattro decessi in cui i campioni sono stati esaminati a Careggi dove era stato trovato anticoagulante e due erano stati scartati in incidente probatorio. Certamente faremo appello”. Le motivazioni sono previste entro 90 giorni.
Fausta Bonino venne arrestata in carcere il 30 marzo 2016 dal Nas dei carabinieri in esecuzione di un’ordinanza del gip di Livorno che la accusava di aver causato la morte di 13 pazienti (poi saliti a 14 e quindi ridotti a 10 alla chiusura delle indagini) nel reparto di rianimazione all’ospedale di Piombino dove l’infermiera lavorava. I decessi erano avvenuti per emorragie improvvise e letali che, secondo le ipotesi degli inquirenti, sarebbero da riportare alla somministrazione di massicce dosi di eparina, anticoagulante che a parte dei pazienti morti in corsia non risultava prescritto dai medici.
Le indagini del pm Massimo Mannucci e del Nas dei carabinieri individuarono attraverso una serie di indizi Fausta Bonino come responsabile degli omicidi, in particolare attraverso circostanze concordanti: iniezioni di eparina, presenza in reparto della Bonino e morti avvenute poche ore dopo la somministrazione. Tuttavia presto, il 20 aprile 2016, l’infermiera venne scarcerata dal riesame e tornò libera. Nel giugno 2018 la procura di Livorno ha chiuso le indagini con 10 decessi attribuiti alla Bonino – accusata di omicidio volontario – mentre per gli ultimi tre venne indagato Michele Casalis, 52 anni, primario del reparto, accusato di omicidio colposo per non aver correttamente vigilato sul personale sanitario alle sue dipendenze e rinviato a giudizio il 18 gennaio scorso al termine dell’udienza preliminare. (fonte ANSA)