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Federica Mangiapelo, morta nel lago Bracciano: 18 anni all’ex Marco di Muro

di Daniela Lauria |17 Luglio 2015 22:12

Federica Mangiapelo (Foto Facebook)

ROMA – E’ stato condannato a diciotto anni di reclusione Marco Di Muro, 21 anni, accusato dell’omicidio di Federica Mangiapelo. La giovane sedicenne, fidanzatina di Di Muro, fu trovata morta sulle rive del lago di Bracciano la notte di Halloween del 2012. Per il gup di Civitavecchia Di Muro sarebbe colpevole di omicidio volontario aggravato.

Secondo l’accusa Di Muro, oggi 25enne, l’avrebbe ammazzata al termine di una lite scoppiata forse per motivi di gelosia. La svolta era arrivata dopo oltre due anni e mezzo di indagini con la scoperta che Federica non è morta di miocardite, ma di annegamento. L’ipotesi è che Di Muro l’abbia prima strattonata, facendola cadere a terra, e poi annegata tenendole la testa sott’acqua.

La sentenza, emessa dal gup di Civitavecchia Maresca dopo oltre 3 ore di camera di consiglio, è andata oltre le stesse richieste del pm Eugenio Rubolino, che per Di Muro aveva chiesto una condanna a 16 anni di reclusione. Secondo l’accusa, il giovane avrebbe ucciso la fidanzata al culmine di una lite. Di Muro l’avrebbe prima strattonata, facendola cadere a terra, e poi annegata tenendole la testa sott’acqua.

Si è chiusa processualmente così una vicenda che ha catturato l’opinione pubblica per tre anni. Federica, all’epoca 16enne, fu trovata morta da un passante; il corpo era sulla spiaggia del lago di Bracciano, nei pressi di Anguillara Sabazia, paese vicino a Roma nel quale risiedeva. Il ‘giallo’ fu fin da subito intenso. Sul corpo della ragazza, nessun apparente segno di violenza; tant’è che inizialmente l’ipotesi investigativa più accreditata fu quella di un incidente. I carabinieri accertarono che Federica era uscita dalla casa del padre Gino intorno alle 22.30 del primo novembre, per uscire con il fidanzato Marco e festeggiare la notte di Halloween. Verso le 3 del mattino, ci sarebbe stato un litigio, con la ragazza che chiese di essere riaccompagnata a casa.

La mattina dopo fu trovato il suo corpo senza vita. Di Muro, immediatamente interrogato (fu un ‘interrogatorio fiume’ di 12 ore), disse che nel periodo in cui fu fatto risalire quell’annegamento, lui non si trovava con la fidanzata. Dall’autopsia, la conferma: nessun segno di violenza sul corpo di Federica, tecnicamente si parlò di morte per cause naturali. Marco Di Muro fu iscritto nel registro degli indagati come “atto dovuto”, al fine di consentire agli specialisti del Ris di effettuare gli accertamenti previsti, ma anche perché il ragazzo fu ritenuto l’ultima persona ad essere stata con Federica.

Il giovane più volte disse di avere lasciato la fidanzata da sola, in una notte particolarmente fredda e piovosa, attorno alle tre della notte. Nel dicembre del 2014, Marco Di Muro fu arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato, e posto agli arresti domiciliari. L’ipotesi accusatoria fu quella di un litigio, forse per motivi di gelosia, al culmine del quale ci sarebbe stato uno strattonamento, una caduta a terra, e alla fine l’annegamento. D’altro canto era stata proprio la perizia pneumologica in sede d’incidente probatorio a far ‘luce accusatoria’ sulla vicenda: Federica morì per annegamento e non per arresto cardiaco, e non per cause naturali. Oggi l’udienza preliminare, la richiesta accolta di rito abbreviato e la condanna di Di Muro a 18 anni di reclusione. “Una sentenza che rispettiamo ma che impugneremo delle sedi superiori – hanno commentato i suoi difensori, gli avvocati Cesare Gai e Massimo Sciortino – Vedremo alla fine come si concluderà questa storia”.

 

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