Federica Stiffi muore a 16 anni per choc anafilattico. Si indaga sugli shottini al latte di cocco Federica Stiffi muore a 16 anni per choc anafilattico. Si indaga sugli shottini al latte di cocco

Federica Stiffi muore a 16 anni per choc anafilattico. Si indaga sugli shottini al latte di cocco

Federica Stiffi muore a 16 anni per choc anafilattico. Si indaga sugli shottini al latte di cocco
Federica Stiffi muore a 16 anni per choc anafilattico. Si indaga sugli shottini al latte di cocco

ROMA – E’ stato uno choc anafilattico dovuto agli shottini bevuti in un bar insieme ad una amica ad uccidere Federica Stiffi, la sedicenne romana morta nella notte di sabato 12 gennaio a Centocelle, quartiere di Roma in cui abitava con la famiglia. 

La ragazza è crollata in strada in preda ad una crisi respiratoria dopo aver passato la serata insieme ad una amica in un locale in piazza delle Gardenie. A nulla sono serviti i tentativi di rianimarla e la corsa in ambulanza verso l’ospedale. 

Liceale e sportiva, giocatrice di beach volley, Federica Stiffi sarebbe stata uccisa dai mini cocktail a base di rum, whisky e creme di frutta. Lei sapeva di essere fortemente allergica, e l’amica che era con lei quella sera ha riferito agli investigatori che Federica aveva detto ai baristi di essere allergica al latte, e loro avrebbero risposto che negli shottini c’era solo latte di cocco. Adesso quei due baristi rischiano di rispondere per la sua morte improvvisa, spiega Adelaide Pierucci sul Messaggero. 

Sulla vicenda la procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Al momento nel registro degli indagati sono stati iscritti proprio i due baristi. 

Spetterà agli specialisti incaricati dall’autorità giudiziaria chiarire quali sostanze fossero effettivamente presenti nei drink. Diverse bottiglie sono state sequestrate. Cruciale sarà poi l’autopsia sul corpo di Federica. 

Secondo il Messaggero, non si esclude che sia stato proprio il latte di cocco, sommato all’alcol, a provocare la reazione allergica e la crisi respiratoria. Bisognerà controllare i componenti della bevanda. Le possibilità, scrive il quotidiano romano, sembrano essere due: o una etichetta “fasulla” o la scarsa attenzione di chi l’ha letta. 

 

 

 

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