Federico Leonelli stava scappando quando i poliziotti gli hanno sparato

Federico Leonelli stava scappando quando i poliziotti gli hanno sparato
La scena del delitto (foto Ansa)

ROMA – Federico Leonelli stava scappando quando è stato raggiunto dal proiettile della polizia. L’uomo aveva appena decapitato la colf Oksana Martseniuk. Gli agenti hanno sparato quando l’uomo, dopo essersi fatto largo, dapprima con i vigili del fuoco e successivamente con i poliziotti, brandendo una mannaia è stato colpito mentre tentava la fuga in auto. Nel fascicolo processuale è iscritto, ma solo per motivi tecnici, solo il nominativo di Leonelli.

Alcune risposte tra cui quella alla domanda se la colf ucraina fosse già morta quando è stata decapitata, arriveranno dall’autopsia.  Intanto l’Associazione Nadiya Ferrara, che assiste e tutela badanti e colf straniere, quasi tutte provenienti dai paesi dell’ex area sovietica, si costituirà parte civile nel caso dell’omicidio della donna ucraina.

“La nostra associazione – informa Roberto Marchetti, fondatore e portavoce – si costituirà parte civile, qualora non provvedano altre istituzioni in Roma, in quanto riteniamo giusto che la famiglia dell’assassino debba sostenere tutte le spese, non solo del funerale, ma anche di mantenimento dei famigliari della vittima, povere persone a cui, oltre il dolore per il dramma, si vedrà interrotta la probabile unica fonte di sostentamento”.

L’associazione in una nota stampa spiega che “rileggendo in tutto il suo orrore, la notizia della uccisione con decapitazione della colf ucraina a Roma, la nostra associazione è fermamente convinta che l’efferato omicidio sia frutto di un doppio affronto ‘machista’ dello squilibrato: primo perchè essendo donna, vista come ‘donna oggetto’ ma, ed è altrettanto grave, perché discriminatoria in quanto straniera, e quindi probabilmente con meno valore nella sua ‘gerarchia’ mentale di machista”.

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