Felice Maniero arrestato a Brescia per maltrattamenti sulla compagna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Ottobre 2019 - 08:15 OLTRE 6 MESI FA
Felice Maniero arrestato a Brescia per maltrattamenti sulla compagna

Felice Maniero (foto ANSA)

BRESCIA – L’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero è stato arrestato a Brescia con l’accusa di maltrattamenti sulla compagna. “Faccia d’angelo”, così era chiamato, da tempo vive nella città lombarda con una nuova identità. 

A riferire la notizia è stato il quotidiano locale Il Giornale di Brescia, che spiega come le manette per l’ex capo della Mala del Brenta siano scattate in base alle norme contenute nel nuovo Codice rosso, la legge che tutela in particolare le vittime di violenza domestica e di genere e prevede anche una sorta di “corsia preferenziale” per chi subisce queste violenze. L’ordinanza di custodia cautelare per Maniero è stata firmata giovedì dal giudice per le indagini preliminari di Brescia Luca Tringali: l’uomo si trova adesso in carcere a Bergamo.

La storia di Felice Maniero

“A tutti i giovanotti che hanno l’acquolina in bocca pensando di fare i malavitosi, tanti soldi facili, ‘lo faccio per un paio d’anni, mi arricchisco e poi smetto’, dico: sarebbe l’errore che devasterà la vita, trascinando dentro tutti i cari che non hanno alcuna colpa” disse in una intervista a La Stampa.

“La parola pentito – spiega quindi Maniero -la ritengo inesatta e sono convintissimo che nessuno, sottoscritto incluso, abbia iniziato a collaborare con la giustizia perché “unto” da qualcosa. È stata emanata una legge, che dà l’opportunità di avere riduzioni di pena se si collabora sinceramente e sostanzialmente con lo Stato. Credo sia stata molto preziosa nella lotta contro la criminalità. Se tornassi indietro di sicuro non rifarei il criminale. Ho capito – prosegue – che nella vita si possono avere gratificazioni intense con il lavoro e infinite con la famiglia, sempre vicina e in pace”.

“Mi permetto di suggerire una cosa”, continua. “Se fossi un inquirente darei la misura di sicurezza più restrittiva possibile a tutti i pregiudicati che non hanno un lavoro serio. Se non lavorano come campano? È più che ovvio. Io ne sono testimone, la misura di prevenzione mi tagliava le gambe. Riduceva il mio ambito operativo di oltre il 50%”. “Provo un profondo senso di colpa – fa poi sapere l’ex boss – per Cristina Pavesi, la ragazza del treno deceduta a causa del nostro assalto. E provo senso di colpa per il traffico di droga. Mi chiedo spesso quanti giovani siano morti a causa mia. All’epoca diedi il via libera al traffico di stupefacenti perché se non lo avessimo preso in mano noi, sarebbero entrati i peggiori criminali, i mafiosi. A noi sarebbero bastate la rapine viste le enormi quantità di oro rapinato”.

Foto: IL GIORNALE DI BRESCIA