Fertility Day, nuova campagna accusata di razzismo FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Settembre 2016 - 16:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un gruppo di ragazzi e ragazze bianchi, sorridenti e felici descritti come “il buon esempio da seguire”. Un gruppo di ragazzi e ragazze di colore, con treccine e rasta e che fumano, descritto come “i cattivi compagni da abbandonare”. Questo uno degli otto opuscoli rilanciati dal Ministero della Salute per tentare di salvare la campagna del Fertility Day, ma che ha avuto l’unico risultato di attirare accuse di razzismo e nuove proteste sui social network. Il ministro Beatrice Lorenzin ha tentato di placare i toni, dicendo che “il razzismo è negli occhi di chi guarda”, ma la campagna per il Fertility Day, indetto per il 22 settembre, risulta ad oggi un fiasco totale secondo gli utenti dei social furiosi.

Il nuovo opuscolo che ha scatenato la bufera sui social network è quello dedicato agli stili di vita. Nel poster si vedono due aree con due immagini diverse: per le buoni abitudini da promuovere campeggiamo immagini di ragazzi bianchi e sorridenti. Nella seconda sui ”cattivi compagni” compare invece l’immagine di alcuni ragazzi di colore e con capigliatura rasta. Tanti gli utenti che su Twitter commentano la nuova immagine, dopo le polemiche delle scorse settimane sulla prima campagna cancellata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che hanno scritto:

“E’ uno scherzo, i buoni usi dei bianchi e i cattivi dei neri, ma se è vero chi fa le campagne per il Fertility Day”.

”Un nuovo imbarazzante capitolo, buoni#bianchi, cattivi#neri”.

Il ministero della Salute ha rifiutato le accuse di razzismo e ha replicato a quanti hanno criticato il nuovo poster dichiarando:

“Il razzismo è negli occhi di chi guarda, noi pensiamo alla prevenzione”.

Salvo poi ritirare l’opuscolo e avviare un indagine interna. Al termine di una giornata infuocata il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ”ha dato mandato ai propri Uffici di accertare perché l’immagine visionata e vidimata dal Gabinetto non corrisponda esattamente a quella apparsa sul sito”.

Messa la pezza, trovato anche il capro espiatorio: è stato infatti revocato l’incarico al Direttore generale per la comunicazione del ministero.