Fiat, Pomigliano: un “sì” sofferto e risicato inaspettato anche dai sindacati

Pubblicato il 23 Giugno 2010 - 20:16 OLTRE 6 MESI FA

Un sì conquistato quasi a fatica. Ci si attendeva un plebiscito al referendum per l’accordo tra la Fiat ed i sindacati, ed invece gli operai del Giambattista Vico hanno rovesciato tutti i pronostici, anche quelli meno rosei prospettati dal fronte del sì, facendo uscire dalle urne un 62,2 per cento contro il 36,7 per cento dei no.

Un dato che sicuramente neanche i sindacati firmatari dell’accordo si sarebbero mai aspettato. Le rsu all’interno dello stabilimento, elette quattro anni fa, avrebbero dovuto dare ragione, con maggiore consistenza, al fronte del sì. A rappresentare i lavoratori in fabbrica, infatti, sono 10 rsu per la Uilm, 9 per la Fismic, 8 per la Fim, 3 per l’Ugl, senza contare il delegato della Cisal. Molti piu’ rispetto a quelli contati da Fiom (9 rsu), e Slai Cobas (2 delegati), che da soli, non avrebbero dovuto conquistare neanche il 30 per cento dell’elettorato.

Il rinnovo delle rsu doveva avvenire lo scorso anno, ma a causa della cassa integrazione e dei pochi giorni di produzione effettuati dai lavoratori, le elezioni sono state rimandate. ”Le liste sono pronte – spiega Luigi Mercogliano, segretario provinciale della Fismic – e sono ferme in commissione. Attendiamo 15 giorni continuativi di lavoro per poter andare al voto”.

Ai numeri, quelli che probabilmente hanno dato forza ai sindacati firmatari dell’accordo, qualcuno dice di aggiungere anche tutta la pubblicita’ che il referendum ha ottenuto in quest’ultima settimana: ”Per il sì – afferma Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas – erano scesi in campo oltre ai maggiori sindacati confederali, anche i politici e parte della Chiesa del territorio. A questo si aggiunga il fatto che la Fiom non ha dato indicazioni, diversamente da noi che abbiamo scelto una campagna referendaria per il no. Stando a tutti questi fattori, il sì avrebbe dovuto stravincere”. Ma così non e’ stato.

I lavoratori, chiusi nelle cabine allestite all’interno del Giambattista Vico, hanno dato certamente fiducia all’accordo, ma non nella percentuale che l’Ad della Fiat, Sergio Marchionne, avrebbe voluto. C’e’ chi teme nell’attuazione dei piani alternativi paventati da Marchionne. I dati sono stati commentati da piu’ punti di vista, con Fim, Uilm e Fismic che parlano comunque di maggioranza di sì, e quindi vorrebbero l’attuazione del piano, e la Fiom che, invece, chiede una revisione dell’accordo per poter giungere ad un accordo condiviso da tutti. E parla di una percentuale molto piu’ ampia di no.

”Se non si conta l’urna per i soli impiegati – ha detto Andrea Amendola, segretario provinciale della Fiom – il dato e’ molto piu’ alto, in quanto oltre il 40 per cento degli operai addetti alle catene di montaggio ha scelto di andare contro l’accordo”. Un dato, questo, che secondo Amendola, ma anche secondo molti esponenti politici che hanno commentato il voto, sta a dimostrare che a Pomigliano si vuole l’investimento, ma che ”i lavoratori vogliono soprattutto tutelare i propri diritti”.

Il plebiscito, invece, c’e’ stato per l’affluenza, che ha registrato un 95 per cento dei lavoratori richiamati in fabbrica, ed andati ai seggi per esprimere il proprio voto. Molto piu’ che a qualsiasi elezione politica degli ultimi anni. Ora riprendera’ l’attesa. Quella per il prossimo incontro tra Fiat e sindacati, cosi’ come previsto dall’accordo siglato il 15 giugno scorso a Roma, quando si decidera’, una volta per tutte, il destino del Giambattista Vico.