Scuola nega ai genitori tema figlio morto: Andate al Tar…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Settembre 2015 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA
Figlio morto, scuola nega tema ai genitori: Andate al Tar...

Figlio morto, scuola nega tema ai genitori: Andate al Tar…

UDINE – Volevano soltanto il tema di maturità del figlio, un figlio morto a 22 anni. E si sono trovati davanti a un documento “top secret”, impossibile o quasi da ottenere. Volevano un ricordo del loro Enrico, si trovano davanti a una pubblica amministrazione che quel tema lo vuole tenere nascosto dentro a uno scatolone, che per legge dice che non si può tirar fuori, e che a dramma di genitori risponde di “rivolgersi al Tar”. Anzi, pubblica amministrazione che neppure si degna di rispondere e fa valere il principio del “silenzio rigetto”.

La storia viene da Udine e la racconta per il Corriere della Sera Elena Tebano. E’ una storia che inizia con una fine tragica, quella di Enrico, morto a soli 22 anni. I suoi genitori Giorgio Negri e Orietta Landi, coniugi di Basiliano, in provincia di Udine, vogliono cose che ricordino la vita troppo breve del figlio. Ricordano che il suo tema, alla maturità, era stato il migliore della scuola, il liceo Classico Jacopo Stellini di Udine. E là bussano, chiedendone una copia.

Quello che succede da quel momento in poi sembra uscito dalla penna di Franz Kafka. Un dirigente dice di rivolgersi a un altro. E poi a un altro ancora. E poi il politico di turno che rimanda tutto al preside. E quest’ultimo non risponde. Per lui vale no. La legge gli dà ragione. Ma l’idea della sofferenza di due genitori che hanno perso un figlio ventenne neppure lo sfiora. Per lui è una pratica come tutte le altre. Scrive Tebano

«Non ci hanno nemmeno degnato di una riposta. E non è che abbiamo chiesto una volta sola, ci siamo rivolti su su fino al presidente del Consiglio Matteo Renzi – spiega adesso Orietta -. Abbiamo iniziato con una richiesta scritta in segreteria. Niente. Allora abbiamo mandato una mail al dirigente scolastico, Giuseppe Santoro, che non è lo stesso di quando mio figlio frequentava il liceo. Di nuovo niente».

Orietta e Giorgio non si sono rassegnati. «Abbiamo telefonato all’allora vicepreside, che era il professore di Religione di nostro figlio: ci ha consigliato di scrivere al preside. Lo abbiamo rifatto. Ci sarebbe bastato che dicesse: non ve lo posso dare. Ma niente. Allora abbiamo contattato l’assessore provinciale alla scuola, che è stato gentilissimo». Ma di nuovo l’indicazione è stata di rivolgersi al preside. «Abbiamo mandato una raccomandata con ricevuta di ritorno: inutile. A quel punto abbiamo scritto prima al ministro dell’Istruzione e poi a Renzi. Nessuno ci ha contattato neppure dai loro uffici».

Il preside del liceo Stellini, invece, è convinto di aver risposto e si appella ai codici: «È il silenzio-rigetto: da norma di legge se dopo 30 giorni non c’è accoglimento dell’istanza, questa si ritiene rifiutata – assicura -. Non l’ho accettata in base alla legge 241 sull’accesso agli atti amministrativi: posso rompere i sigilli e aprire gli atti, alla presenza di due testimoni, solo se è necessario per la “ tutela di situazioni giuridicamente rilevanti”. Capisco il dolore e lo strazio dei genitori, ma le motivazioni affettive non sono giuridicamente rilevanti».

Al padre e alla madre di Enrico però tutto questo il dirigente Santoro non lo ha mai spiegato: «E che ne so io perché non ci siamo mai parlati di persona! – sbotta -. Mi ha chiamato solo l’assessore provinciale, prima dell’estate, e gli ho spiegato come stavano le cose. Se i genitori ritengono che la mia valutazione sia sbagliata possono rivolgersi alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio o al Tar. Basta una domanda in carta semplice, non costa niente». Burocrazia, quindi.