Figlio di Salvini sulla moto d’acqua: indagati tre poliziotti della scorta dell’ex ministro

Figlio Salvini su moto acqua polizia indagati
Il figlio di Matteo Salvini sulla moto d’acqua della polizia (Foto archivio ANSA)

RAVENNA – Il giro in moto d’acqua del figlio di Matteo Salvini a Milano Marittima lo scorso 30 luglio è costata una indagine per tre poliziotti della scorta dell’ex ministro dell’Interno. Salvini ha commentato: “Mi vergogno dell’indagine, pm convochino me”.

Gli agenti sono stati interrogati il 18 settembre dalla Procura di Ravenna e sono stati formalmente identificati, dopo richiesta al Viminale, per ciò che segui l’episodio, quando un giornalista di Repubblica cercò di riprendere la scena. 

I tre hanno risposto fornendo la loro versione dell’accaduto. Sulla vicenda, la Questura di Ravenna nelle settimane scorse aveva concluso l’accertamento interno scattato sin da subito, inviando per competenza gli atti alle Questure di Roma e di Livorno alle quali appartengono rispettivamente i tre agenti della scorta e i due poliziotti incaricati della moto d’acqua. A quel punto la Procura ravennate aveva già aperto un fascicolo sull’accaduto: due i reati ipotizzabili, violenza privata, tentata o consumata e peculato d’uso.

Salvini in una diretta su Facebook ha commentato: “Tre poliziotti indagati. Li conosco. Non mi permetto di giudicare il lavoro della magistratura, ma tre poliziotti convocati e indagati per il giro di cinque minuti sulla moto d’acqua di mio figlio … manco fossero spacciatori, rapinatori e stupratori … Un po’ mi vergogno”.

L’ex ministro dell’Interno ha poi aggiunto: “Prendetevela con me, non con altri, che non c’entrano niente. Siamo in un Paese ridicolo che ha bisogno di essere sistemato, lasciate che i poliziotti inseguano i delinquenti e non che siano convocati come delinquenti”.

Poi ha concluso: “Se un errore c’è stato l’errore è mio. Convochi me, lo dirò a quel magistrato. Non ho parole. Posso signor procuratore, chiederle una cortesia, lasci lavorare questi poliziotti, chiami me. Se devo pagare pago io”. (AGI) (Fonte AGI e ANSA) 

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