Filippine, rapito italiano Rolando Del Torchio

Filippine, rapito italiano Rolando Del Torchio
Rolando Del Torchio

MANILA  – Un ristoratore italiano, ex sacerdote missionario, è stato rapito mercoledì 7 ottobre da uomini armati nel suo caffè-pizzeria a Dipolog City, nel sud delle Filippine, dove sono attivi diversi gruppi separatisti musulmani.

L’uomo, Rolando Del Torchio, 56 anni, è stato portato via da sette uomini armati che si sono presentati nel suo locale, fingendosi per clienti. Il gruppo è stato visto poi salire su un motoscafo per lasciare la città via mare.

Del Torchio, che è arrivato per la prima volta nelle Filippine nel 1988 come missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), ha poi dismesso la tunica nel 1996.

Secondo il sito di informazione filippino Rappler.com, del Torchio aveva preso tale decisione scandalizzato dall’emergere del fenomeno pedofilia all’interno della Chiesa, in particolare in alcuni Paesi come le Filippine. Aveva comunque scelto di rimanere sull’isola di Mindanao, nel sud del Paese, per lavorare con un’organizzazione non governativa che forniva assistenza agli agricoltori della zona. In seguito aveva aperto un suo ristorante, il “Ur Choice Cafè”, dove mercoledì è stato rapito da un gruppo di uomini armati.

Secondo quanto ha raccontato suo fratello all’agenzia Ansa, Del Torchio “era scampato a un attentato una quindicina di anni fa, quando alcune persone avevano sparato contro di lui mentre si trovava insieme al vescovo locale. Erano riusciti a salvarsi rifugiandosi sotto i letti e Rolando era rimasto traumatizzato. Si tratta di posti pericolosi, che lui ama nonostante la situazione difficile”.

A Mindanao e nella stessa Dipolog City, capitale della provincia di Zamboanga del Norte, sono presenti diversi gruppi ribelli musulmani che lottano per ottenere una maggiore autonomia in un arcipelago a maggioranza cattolica. Alcuni di questi gruppi sono più che altro bande di criminali, che si finanziano anche con il rapimento di stranieri.

Tra queste fazioni ci sono i “Bangsamoro Islamic Freedom Fighters”, fuoriusciti dal “Moro Islamic Liberation Front” dopo un accordo di pace firmato nel 2012 tra quest’ultimi e il governo di Manila, accordo che prevede la creazione di una regione autonoma musulmana nella zona di Mindanao.

Nella stessa zona è attivo anche il gruppo “Abu Sayyaf Group”, molto vicino ad al-Qaeda all’Isis e legato anche con la Jemaah Islamiyah, un movimento terroristico panasiatico fondato negli anni novanta, autore, tra l’altro, della strage nella discoteca di Bali che costò la vita a più di 200 persone.

 

 

 

 

 

 

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