Filippo Mazzitelli e l'aggressione al datore di lavoro: voleva andare in pensione anticipata Filippo Mazzitelli e l'aggressione al datore di lavoro: voleva andare in pensione anticipata

Filippo Mazzitelli e l’aggressione al datore di lavoro: voleva andare in pensione anticipata

Filippo Mazzitelli e l'aggressione al datore di lavoro: voleva andare in pensione anticipata
Filippo Mazzitelli e l’aggressione al datore di lavoro: voleva andare in pensione anticipata

ROMA – Filippo Mazzitelli e l’aggressione al datore di lavoro: voleva andare in pensione anticipata. Filippo Mazzitelli, il 57enne impiegato di ‘Stie’ trasporti di San Vittore Olona (Milano) che due giorni fa ha aggredito il suo direttore con calci e pugni al volto, voleva usufruire della pensione anticipata. Questo, secondo il suo legale, avrebbe innescato una spirale di fraintendimenti con il direttore della filiale, il 53enne Vezio Guidobono. Che, per fortuna, è migliorato, è stato fatto uscire dal coma farmacologico e non avrà danni cerebrali.

“Si era rivolto a un legale perché voleva capire come muoversi in vista di un eventuale pre-pensionamento – spiega l’avvocato Davide Toscani – quando ha manifestato la sua intenzione all’azienda, sarebbero iniziati i problemi con il direttore che, forse, lo ha male interpretato come fosse un lavativo che se ne voleva andare, mentre Mazzitelli voleva solo esercitare un diritto, dopo anni di ottimo lavoro. Aveva chiesto due permessi non retribuiti che il direttore gli aveva verbalmente negato – prosegue il legale – e quando è arrivata la lettera di richiamo, il mio assistito l’ha percepita come pretestuosa”.

Poi l’incontro nell’ufficio del manager “nonostante avesse già inviato la lettera all’avvocato, ha preferito provare a discuterne con il suo superiore, ma purtroppo ha perso le staffe. Non è una persona violenta, e il precedente di cui si parla è una banale discussione tra colleghi che non si è mai tradotta in processo”. “Aspettiamo da un momento all’altro – ha concluso il legale – la lettera di sospensione dal posto di lavoro, poi valuteremo insieme al pubblico ministero dei riti alternativi”.

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