“Se Filippo Turetta vuole farsi passare per pazzo prima dovrà incontrare anche i nostri periti”. Stefano Tigani, avvocato di Gino, padre di Giulia Cecchettin, promette battaglia dopo le prime dichiarazioni di Filippo Turetta.
Ma cosa ha detto?
Davanti al gip, riportano le agenzie, Turetta ha detto: “Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro”.
In un modo o nell’altro si finisce sempre a parlare di “raptus”
Dice che è molto stanco, Turetta. Povero. “Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare” dice quello che con la macchina è stato fermato in Germania non esattamente nei minuti successivi all’omicidio.
E soprattutto dice “sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera”. Questa è la frase chiave. Qui si sta probabilmente cercando di introdurre un concetto irrazionale sull’avvenimento. Insomma i classici: raptus, black out, non so davvero cosa sia successo, non me lo so spiegare.
Da qui le parole del legale della famiglia Cecchetin. Ma possibile che per ogni omicidio in Italia si debba sempre finire a parlare di raptus? Possibile.