ROMA – E’ “non punibile”, a “determinate condizioni”, chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Lo ha sancito la Corte Costituzionale, pronunciandosi sulla questione di legittimità dell’articolo 580 del codice penale sollevata nell’ambito del processo a Marco Cappato per il suicidio assistito di Dj Fabo.
La Corte – si legge nella nota diramata stasera 25 settembre da Palazzo della Consulta in attesa del deposito della sentenza che avverrà nelle prossime settimane – ha “subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua” (il riferimento è agli articoli 1 e 2 della legge 219/2017 in materia di consenso informato e Dat) e “alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Ssn, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.
Con la decisione di oggi in materia di suicidio assistito, la Corte costituzionale ha individuato “specifiche condizioni e modalità procedimentali, desunte da norme già presenti nell’ordinamento”: ciò si è reso necessario, scrive la Consulta nella sua nota, “per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili”, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018, con la quale i giudici costituzionali avevano rinviato di un anno la loro decisione, sollevata dalla Corte d’assise di Milano nell’ambito del caso Cappato/Dj Fabo. “Rispetto alle condotte già realizzate – sottolinea la Corte – il giudice valuterà la sussistenza di condizioni sostanzialmente equivalenti a quelle indicate”.
Cappato: “Da oggi in Italia tutti più liberi”
“Da oggi in Italia siamo tutti più liberi anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”. Lo afferma Marco Cappato commentando ala sentenza della Consulta.
“La Corte costituzionale – aggiunge l’avv. Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato – apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi non è attaccato a una macchina ma è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013”. “Mi auguro – prosegue – che finalmente il Parlamento si faccia vivo. Noi andremo avanti, e invitiamo a unire le forze laiche e liberali in occasione del Congresso dell’Associazione Luca Coscioni dal 3 al 6 ottobre a Bari”.
Fonte: AGI – ANSA