ROMA – ''Non c'è sfiducia nei confronti del sistema Italia, tanto che da più parti si mette in evidenza il ruolo delle istituzioni, con riferimento esplicito al capo dello Stato, e le potenzialità che la nostra economia ha di ripresa'', ma ''purtroppo c'è una ormai dichiarata sfiducia nei confronti di chi regge le sorti del governo''. Lo dice il presidente della Camera Gianfranco Fini in un'intervista al Messaggero in cui sottolinea che la sfiducia internazionale nei confronti del premier Silvio Berlusconi è da attribuire ''in primo luogo allo scetticismo per le tante promesse mai mantenute''.
Fini osserva che ''Berlusconi non ha mai voluto assumersi l'onere di indicare lui quali scelte di governo fossero prioritarie, lasciando Tremonti a tagliare in modo indifferenziato'', mentre ora il premier ''cade nell'estremo opposto. Il semplice fatto che Tremonti si sia completamente defilato dalla partita con Bruxelles e che quella lettera d'impegni sia stata firmata dal solo presidente del Consiglio, nella realtà italiana rappresenta un segno di assoluta discontinuità rispetto ai tre anni precedenti. Squilibrio c'era prima, squilibrio c'è ora''.
Sul tema dei licenziamenti, il presidente della Camera sottolinea che la Ue non ci impone ''qualcosa'', ''ci chiede solo di riorganizzare il mercato dell'occupazione'' e, aggiunge, ''non avendo fatto nulla prima, ora si pensa di recuperare il tempo perduto agendo con la clava invece che attraverso quel doveroso confronto con le parti sociali che su un tema come questo è l'unica garanzia per evitare l'autunno caldo e lo scontro. Nel merito – precisa -, aspetto di vedere cosa scriveranno nel ddl''.
Ad esempio, prosegue, se ''l'eventuale possibilità di non rispettare l'art.18'' varrebbe anche per i contratti a tempo ''allora la questione diventa potenzialmente esplosiva''. ''Tenere alta la guardia contro il terrorismo – rimarca Fini – è impegno di tutti'', ma ''se Sacconi non ha qualche elemento più concreto le sue parole sono gravi''.
Fini parla anche del ''Parlamento bloccato'', dove ''viene approvato solo ciò su cui viene posta la fiducia''. Uno strumento, secondo il presidente della Camera, con cui Berlusconi ''dimostra una volta di più la sua debolezza e di non avere una maggioranza solida alle spalle''.
Sul suo ruolo, Fini sottolinea che suo ''preciso dovere è presiedere in modo imparziale e il fatto di essere stato contestato a fasi alterne dalla maggioranza come dall'opposizione credo lo dimostri'', ma rivendica il ''diritto politico come ogni deputato di dire fuori dall'Aula'' come la pensa.
Infine, sul patto di legislatura ipotizzato da Bersani col Terzo Polo, Fini afferma che ''le ultime legislature hanno dimostrato che ci si deve mettere insieme per fare qualcosa non contro, o non si va da nessuna parte'', e auspica per i prossimi tre mesi ''un nuovo esecutivo, con una maggioranza che inevitabilmente deve essere composta da chi ha vinto le elezioni con un altro presidente del Consiglio, allargata a tutti coloro che condividono quelle due o tre riforme indifferibili da qui alla fine della legislatura''.