ROMA – A Foggia c’è un allarme mafia. Non lo dicono i giornali per fare titolo sfruttando la cronaca nera. Lo dice la cronaca stessa e lo certificano Dia (Direzione Investigativa Antimafia) e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Agguati, sparatorie, bombe e soprattutto morti degli ultimi mesi non sono passati inosservati. Non potevano passare inosservati.
Il quadro che emerge è quello di una mafia spietata (che si ispira alla ‘Ndrangheta) e di una faida all’ultimo sangue per un riordino interno dell’organizzazione criminale. Per questo il Viminale ha deciso di mandare nella città pugliese (e nella sua provincia) 20 “super” poliziotti che proveranno a garantire un po’ di sicurezza in più a chi con questa faida non c’entra niente (o a chi ha denunciato i criminali).
Foggia: 20 super poliziotti esperti in arrivo.
Arriveranno a Foggia lunedì 20 gennaio i 20 poliziotti che andranno a rinforzare i servizi di controllo del territorio e di scorta. Il potenziamento delle unità in forza alla polizia di Stato era stato annunciato dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese dopo l’escalation criminale registrata ad inizio d’anno in Capitanata. Si tratta di poliziotti, provenienti da altre province, alcuni dei quali specializzati nei servizi di tutela delle persone sottoposte a protezione personale per avere denunciato la mafia ed il racket delle estorsioni.
I nuovi agenti – è detto in una nota della Questura – lavoreranno, fianco a fianco, con gli altri operatori della questura di Foggia e saranno impiegati nell’azione di prevenzione e di repressione dei reati in città. Viene annunciato l’aumento dei posti di controllo sul territorio e un rafforzamento dei servizi posti a tutela della collettività.
Dia: mafia foggiana spietata, si ispira alla ‘Ndrangheta.
La mafia foggiana vuole assumere “nuovi assetti organizzativi, più consolidati e fondati su strategie condivise, emulando in tal modo, anche in ottica espansionistica, la ‘ndrangheta”. Così la Dia, nella relazione semestrale al Parlamento, descrive la mafia foggiana, spiegando che “anche in provincia di Foggia si sta consolidando un’area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della Pa. Una ‘terra di mezzo’ dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi, fino a confondersi”.
Lo scioglimento dei Consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola sono “indicativi di questa opera di contaminazione”. Un’analisi che allarma dopo i dieci attentati compiuti dall’inizio dell’anno nel Foggiano ai danni di commercianti e imprenditori che hanno indotto ieri il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ad annunciare l’invio “di un contingente straordinario di forze di polizia nella provincia di Foggia” mentre dal 15 febbraio, sarà attiva nel capoluogo dauno una sezione operativa della Dia. Una risposta quest’ultima – secondo il procuratore distrettuale di Bari, Giuseppe Volpe – “che può risultare efficace se gli organici della nuova struttura creata a Foggia saranno prelevati fuori dal distretto di Bari, perché se invece verranno sottratti alle forze di Polizia che sono già presenti sul territorio, allora rischiamo di fare un danno”.
Una mossa che sembra essere finalizzata più che altro a rassicurare i cittadini che ormai hanno paura. In tanti, infatti, hanno partecipato oggi, all’Università, al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica aperto alla cittadinanza. “La mafia foggiana – ha detto il pm della Dda, Giuseppe Gatti – ha portato a sistema l’estorsione per educare la collettività ad accettare la propria presenza”. Forte anche – rileva la Dia nel rapporto – del “contesto ambientale omertoso e violento” in cui opera, della “massiccia presenza di armi ed esplosivi” nei suoi arsenali e dalla “diffusa consapevolezza che la mafia è spietata e punisce pesantemente chi si ribella”.
Sul fronte investigativo le indagini sugli attentati vanno avanti e si fa strada l’ipotesi che i due attentati dinamitardi compiuti ai danni dei fratelli Cristian e Luca Vigilante, che gestiscono il gruppo sanitario ‘Sanità più’, potrebbero non essere legati al loro ruolo di testimoni dell’accusa nel processo a carico di un clan mafioso di Foggia dedito alle estorsioni anche in loro danno. L’ipotesi è basata sul fatto che le dichiarazioni rilasciate dai due sono già agli atti del procedimento giudiziario della Dda, e perché sarebbe controproducente per la mafia foggiana compiere azioni così eclatanti ai danni dei due testimoni mentre è in corso un processo in cui gli imputati rischiano condanne pesanti.
Per questo la Dda di Bari ha in corso accertamenti a più ampio raggio per poter risalire al movente dei due attentati dinamitardi del 3 e del 16 gennaio. Nel primo caso è stato fatto esplodere un ordigno sotto l’auto di Cristian Vigilante, nell’altro è stata fatta deflagrare una bomba davanti ad un centro diurno per anziani gestito da Luca. I due fratelli sono ora sottoposti a misure di protezione personale.
Lamorgese: “Task force dello Stato contro la mafia in Puglia”.
“Lo Stato schiera una task-force contro la mafia in Puglia”. Ad annunciarlo è la ministra dell’ Interno, Luciana Lamorgese, in un colloquio con la Stampa nel quale parla di “una escalation che non può passare inosservata.
Ma penso – aggiunge – che sia un segnale di debolezza, non di forza della criminalità. Hanno paura che le cose cambino”. Sul territorio ci saranno venti investigatori in più.
“Lo Stato – sottolinea Lamorgese – farà la sua parte. Il 15 febbraio si inaugura una sezione operativa della Dia, la direzione investigativa antimafia. Saranno una ventina di investigatori. Intanto ho concordato con il Capo della polizia, il prefetto Gabrielli, che manderemo consistenti rinforzi nell’ immediato, per accompagnare questa reazione e dare un segnale tangibile alla comunità con la presenza delle forze di polizia”. (Fonti: Ansa e La Stampa).