Fondi neri e aggiramento dell’Iva: ecco il meccanismo della frode

Pubblicato il 25 Febbraio 2010 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

Il meccanismo per creare fondi neri e aggirare il versamento Iva può coinvolgere o tre o cinque imprese. La differenza dipende dal fatto di utilizzare o meno società fuori dall’Europa. La strategia di Fastweb e Telecom Italia Sparkle  si organizzava proprio su un modello simile che, per ipotesi, può essere ricostruito in questo modo.

Si parte da una società inglese che acquista da una italiana, per ipotesi Alfa, traffico telefonico. Ipotizzando che la somma da versare sia 100, l’azienda italiana che percepisce il compenso lo riceve per intero, data l’assenza di Iva negli scambi comunitari. A questo punto entra in azione una seconda società italiana, Beta, da cui Alfa compra a sua volta il traffico telefonico da cedere in Inghilterra. Stavolta allo scambio si applica l’Imposta sul valore aggiunto e, supponendo che Alfa trattiene un margine di 5, all’acquisto per 95 si applica un’Iva di 19. Totale: 114.

Beta, in precedenza, si è però resa protagonista di un ulteriore accordo, con un’altra impresa italiana, Gamma: la compravendita equivalente a quella con Alfa, non ha però per oggetto traffico telefonico, ma royalty (vale a dire diritti d’autore). Gamma è la società che fa il “lavoro sporco”. Sempre per 114 acquista infatti da fuori dell’Unione europea, ad esempio da un’azienda con sede a Panama: 95 è quanto dovuto nella compravendita, 19 l’ammontare dell’imposta destinata al Fisco italiano.

Ma è qui che salta il meccanismo perché tutto l’importo di 114 arriverà alla società panamense Delta, evadendo così il debito verso l’erario. Dopo qualche mese Gamma sparirà nel nulla e sarà rimpiazzata. Da Panama il giro può ripartire alla volta dell’impresa inglese, dalla base di 114 anziché 100: a ogni “giro”, in altre parole, i protagonisti della frode guadagnano un 14% di fondi comparsi “fittiziamente”.