Fonsai, per Paolo Ligresti e altri 8 chiesto rinvio a giudizio

Paolo Ligresti
Paolo Ligresti

TORINO – La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio di Paolo Ligresti, figlio di Salvatore Ligresti, e di altre otto persone nell’ambito dell’inchiesta Fonsai.

Il procedimento si sta sviluppando con il rito ordinario in parallelo con quello che, con la formula del giudizio immediato, ha già portato in tribunale (il primo appuntamento con l’aula è fissato il 4 dicembre) lo stesso Salvatore Ligresti e i manager Antonio Talarico, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta; del lotto fa parte anche Jonella Ligresti, figlia dell’ingegnere di Paternò, che ha chiesto di patteggiare tre anni e quattro mesi di reclusione e ha già ottenuto il consenso dei pubblici ministeri.

Paolo Ligresti, come gli altri componenti della famiglia, lo scorso luglio era stato colpito da un ordine di custodia cautelare ma aveva evitato l’arresto perché, oltre a trovarsi in Svizzera, era diventato cittadino elvetico da un paio di settimane. Raggiunto dai magistrati subalpini a Lugano per un interrogatorio, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

L’indagine, aperta per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato, si riferisce a un trucco di bilancio – la sottovalutazione della voce “riserva sinistri” – che avrebbe consentito ai Ligresti, secondo l’accusa, di intascare illecitamente dividendi per duecento milioni. La stessa Fonsai è stata chiamata in causa nella veste di persona giuridica.    Il tribunale non ha ancora fissato la data dell’udienza preliminare per Paolo Ligresti e gli altri otto soggetti. E’ probabile uno slittamento dell’apertura del processo per Salvatore in modo da permettere l’unificazione dei due procedimenti.

Fra i testimoni dell’accusa spicca Piergiorgio Peluso, ex direttore generale di Fonsai. Peluso è il figlio del ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, il cui nome compare fra gli atti dell’indagine per il suo interessamento alle condizioni di salute di Giulia Ligresti (che è uscita di scena patteggiando) all’epoca detenuta a Vercelli. L’incartamento sul Guardasigilli è stato trasmesso alla procura di Roma, che dovrà verificare la genuinità di alcune delle dichiarazioni che rese agli inquirenti torinesi. Ma una copia è rimasta a Torino ed entrerà a far parte del fascicolo processuale.

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