“Francesca Chaouqui ricattava Berlusconi”: accusa Vatileaks

"Francesca Chaouqui ricattava i Berlusconi": accusa Vatileaks
Francesca Imamcolata Chaouqui con Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi (Foto Ansa)

ROMA – Francesca Immacolata Chaouqui ricattava i fratelli Paolo e Silvio Berlusconi: è quanto scrive la cronista Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. “Avrebbe utilizzato ogni mezzo, qualsiasi notizia appresa in Vaticano per minacciare e ricattare le persone”, scrive Sarzanini, che riferisce di un fatto preciso:

“Parlando direttamente con l’editore de Il Giornale, (Francesca Chaoqui, ndr) lo avvisò che avrebbe fatto in modo di far accogliere le richieste di rogatoria (riguardo ad alcuni conti dello Ior, ndr) presentate dalla magistratura nei confronti dell’ex Cavaliere e reso noto il contenuto delle istanze, se non fossero stati esauditi i suoi desideri”.

Per questi fatti Chaouqui attualmente è indagata dalla Procura di Roma insieme al marito, Corrado Lanino, informatico, con l’accusa di induzione alla concussione e intrusione informatica.

Nei fascicoli trasmessi dalla Procura di Terni a quella di Roma ci sono anche episodi che riguardano Mario Benotti, funzionario di Palazzo Chigi accusato di intrusione informatica ed estorsione proprio per avere sollecitato i coniugi Lanino ad ottenere informazioni sull’ex marito della sua convivente attraverso accessi abusivi nei suoi computer, scrive Sarzanini. Anche queste persone sarebbero state protagoniste

“di un vorticoso giro di ricatti che sarebbe stato messo in moto proprio dalla Chaouqui nel 2013″,

poco dopo aver ottenuto il ruolo di componente della Cosea, la Commissione della Santa Sede per gli affari economici, affidatole direttamente da papa Francesco.

Nell’ambito dell’inchiesta sul dissesto della Curia di Terni e sul ruolo dell’allora vescovo monsignor Vincenzo Paglia e dei suoi collaboratori emergerebbe, secondo quanto riferisce Sarzanini, che Chaouqui

“si propose al prelato sostenendo di poter trovare i soldi per sanare i bilanci anche grazie ai rapporti mantenuti con i suoi vecchi datori di lavoro della Ernst & Young. Gli inquirenti ritengono necessario approfondire il suo ruolo e ordinano di mettere sotto controllo anche le sue utenze. Si scopre così che ha contatti di altissimo livello. Parla con politici, imprenditori, prelati. Mostra di poter influire su numerose istituzioni. Ma gli accertamenti affidati agli specialisti di polizia e fiamme gialle svelano la sua trama.

La donna dialoga spesso al telefono con Paolo Berlusconi, si lamenta per alcuni articoli, arriva a chiedere che Fabio Marchese Ragona, il vaticanista del quotidiano di famiglia, non scriva più. Chiede di parlare anche con il direttore Alessandro Sallusti, cerca di convincerli. E quando capisce che forse non riuscirà a ottenere il risultato, passa alle maniere forti. Comincia a parlare di istanze di rogatorie giunte in Vaticano che riguardano gli affari di Silvio Berlusconi. Assicura di avere il potere per concedere l’assistenza giudiziaria ai magistrati. Poi va oltre, minaccia di rendere noto il contenuto dei documenti. Il pubblico ministero Elisabetta Massini le contesta il reato di estorsione. Ma qualche settimana fa, quando decide di trasmettere il fascicolo a Roma per competenza, cambia l’ipotesi accusatoria in induzione alla concussione. Ritiene infatti che nel suo ruolo di componente della Cosea, Chaouqui abbia veste di pubblico ufficiale. E dunque iscrive nel registro degli indagati anche Paolo Berlusconi, perché non avrebbe denunciato il ricatto”.

Quest’impostazione però non è condivisa dai pubblici ministeri di Roma, secondo i quali i funzionari del Vaticano non possono essere equiparati tutti ai diplomatici. In ogni caso Chaoqui verrà interrogata. Poi si potrebbe procedere con la richiesta di rinvio a giudizio.

 

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